venerdì 30 aprile 2010

Mezzo pollo a testa.

Sono riuscito a scaricare, uno per volta, 112 files dal sito dell'Istat. Riporto alcune informazioni su dati aggiornati al 2008. Solo informazioni, senza opinioni.


PIL pro capite: Italia 13° su 27 paesi. Nord Italia 25 mila euro a testa, Centro 22, Sud 13.

Soldi spesi per consumare rispetto al PIL: Nord Italia 72%, Centro 76%, Sud 98%.
Soldi usati per investimento rispetto al PIL: Nord Italia 21%, Centro 19%, Sud 22%.
Ricchezza consumata o investita rispetto a ricchezza prodotta: Nord Italia 93%, Centro 95%, Sud 120%.

Ricchezza prodotta per ora lavorata: Italia 10° su 27 paesi. Regioni: in testa la Lombardia con ricchezza prodotta diviso ore lavorate uguale a 52, ultima Molise 37.

Rischio che le banche non vengano rimborsate prestando i soldi: Nord 1.3, Centro 2.1, Sud 2.2. Tassi di interesse richiesti: Nord 5.4%, Centro 5.6%, Sud 5.8%.

Esportazioni: la Germania esporta più del doppio di qualsiasi altro paese europeo. Italia: Nord esporta il 74% del totale di quanto viene esportato dall'Italia, Centro 16%, Sud 10%.

Indebitamento pubblico: L'Italia è l'unico paese europeo con debito superiore al 100% del PIL prodotto, gli altri sono introno al 60%.

Italia è, dietro la Germania, il paese europeo con popolazione composta soprattutto da persone anziane.

Ricambio nel lavoro: Italia è il paese europeo in cui c'è meno ricambio, ogni 100 persone che iniziano a lavorare sono 120 quelle che smettono.

Divorzi: l'Italia è 26° su 27 per numero di divorzi, solo in Irlanda divorziano meno. Nord 11 divorzi ogni 10mila abitanti, Centro 9, Sud 5.

Stranieri regolari: nel Nord Italia l'8.6% dei residenti è straniero, Centro 8.3%, Sud 2.4%.

Origine degli stranieri regolari in Italia: 20% Romania, 11% Albania, 10% Marocco, 4.5% Cina, 4% Ucraina, 3% Filippine, intorno al 2% Tunisia, Polonia, India, Moldova, Macedonia, Ecuador, Perù, Egitto, Sri Lanka, Senegal, Bangladesh, Serbia.

La spesa per la protezione sociale in Italia è il 27% del PIL, il 50% di questa spesa viene erogata agli anziani, il 26% per malattie, 15% a invalidi e superstiti, l'5% alle famiglie e il 2% ai disoccupati.

Chi mette negli asili nido i bambini 0-3 anni: Nord e Centro il 15.9% dei bambini va al nido, Sud 4.3%.

Istruzione: Italia al Nord spende il 3% del PIL in istruzione e formazione, al Centro il 4.2%, al Sud il 6%.

Solo Malta, Portogallo e Spagna hanno più cittadini che hanno lasciato la scuola dopo elementari e medie. In Italia più della metà della popolazione non ha un diploma di scuola superiore. Un quinto dei giovani abbandona la scuola prematuramente.

Disoccupazione: Nord 4%, Centro 6%, Sud 12%. Solo Spagna e Grecia hanno più disoccupati dell'Italia di età compresa fra 15-24 anni: Nord 12%, Centro 19%, Sud 33%

Lavoro irregolare: al Nord il 9% dei lavoratori sono irregolari, Centro 10%, Sud 18%.

Solo la Grecia ha più lavoratori autonomi sul totale dei lavoratori rispetto all'Italia. Nord 30%, Sud 40%.

Solo Portogallo e Grecia hanno ditte con mediamente meno dipendenti rispetto all'Italia delle microimprese.

Incidenti stradali 2008: 4.731 morti e 310.739 feriti.

Italia produce il 16% dell'energia da fonti rinnovabili (inclusa però l'idroelettrica), il 20% al Nord e Centro, il 10% al Sud.

L'Italia brucia il 12% dei rifiuti: al Nord si bruciano 110 Kg di rifiuti per abitante, al Centro 40, al Sud 20. In discarica: 160 Kg per abitante al Nord, 426 al Centro, 404 al Sud. Raccolta differenziata per riciclaggio: 42% di tutti i rifiuti al Nord, 20% al Centro, 11% al Sud.

In Italia solo 1 persona su 2 legge zero libri all'anno e zero quotidiani a settimana.

In Italia ci sono 2 milioni e mezzo di famiglie povere, 2 terzi al Sud.

Solo in Lussemburgo ci sono più macchine per abitante rispetto all'Italia che ha 597 macchine ogni mille abitanti.

Nel 2007 in Italia sono stati denunciati 2.9 milioni di delitti, 49 ogni mille abitanti. 10 omidici ogni milione di abitanti: 7.6 Nord, 6.8 al Centro, 17.5 Sud.

giovedì 29 aprile 2010

Solo chiacchere e distintivo.

Ci vorrebbe una volta all'anno un riassunto, una tabella schematica, un grafico a torta. Ci passano notizie sotto il naso in branchi selvaggi che galoppano pancia a terra verso l'oblio. Parlo di notizie che contengano informazione. Informazione è data, lo sa bene chi scrive codice per computer, da tipo, valore e attributo. Si spaccia troppo spesso opinione per informazione e viceversa. Ci vorrebbe un etichetta come il semaforino dei programmi alla tv: rosso, è un'opinione, verde, è un'informazione.

Tipo significa che l'informazione ti deve fornire una quantità o una qualità: vero o falso, maggiore o minore, tesi o postulato, uguale o diverso. Valore significa che l'informazione ti deve fornire un correlato empirico: cento o mille, questo lo dimostra, vale entro questi limiti. Diffidate delle percentuali, si può giocare con la statistica. Attributo significa che l'informazione ti deve fornire a cosa si riferisce. Cento (valore) morti (tipo) non è informazione se non ci metti in un incendio (attributo).

Una tabella con scritto tot (valore) bambini morti (tipo) e diversi attributi tipo uccisi, abortiti, causa accidentale, inedia, malattia curabile. Un livello di dettaglio a scelta, la prime dieci o venti cause di morte dei bambini, per esempio. Ci mettiamo danni ambientali, omicidi fra parenti, suicidi, morti per cancro, infarto, incidente stradale. Chi è stato imprigionato dove e per cosa.

Poi una tabella con le cose positive. Bambini nati, invenzioni utili, aumento produzione energia pulita, diminuzione inquinamento. Buone azioni, coincidenze fortuite, serendipity, scomparsa di estremismi e fondamentalismi.

Poi una tabella con scritto chi compra cosa da chi. I flussi di materie prime, soldi, e prodotti lavorati fra gli Stati. I nomi di ditte e persone che controllano questi flussi di ricchezza. Quanti soldi passano di mano per petrolio, gas, droga, armi? Non lo possiamo sapere, è vietato?

Sui contenuti di queste tabelle dovrebbero confrontarsi i politici. Informazioni, non opinioni. Che fastidio quando vengono fuori a far leva sui sentimenti per ottenere i voti, come se ci stessero vendendo qualcosa. Quando litigano fra di loro e ci sembrano due rappresentanti di fronte a un solo cliente. Il suo prodotto è razzista. Il mio prodotto è buono. Il suo è pericoloso. Il mio è utile a tutti. Il suo è immorale. Il mio ti risolve un sacco di problemi. Il suo è difettoso. Il mio è garantito.

Tutte queste polemiche in cui gli editori accusano internet di annientare l'informazione tradizionale fornendo notizie gratuite è ridicolo. Quale informazione ci danno? Bullshit, ecco cosa ci danno, e vogliono pure che gliela paghiamo. Questi sedicenti professionisti dell'informazione che non hanno alcuna base scientifica, sanno solo dare opinioni e riferire quello che hanno sentito dire da qualche altro mentecatto più o meno potente. Anche i fatti, certo, come se i fatti avessero bisogno di essere trovati, come se non esistessero senza qualcuno che li prenda e li metta su un giornale. Esistono, solo che c'è questo filtro per cui non possiamo venire a conoscenza di nulla che non sia sdoganato e confezionato dal quarto potere.

Sono andato sul sito dell'Istat e mi sono accorto che non ti danno accesso all'informazione. È un'azienda privata? Andiamo su Marte e non siamo capaci di metter su un database pubblico che ci faccia capire in che mondo viviamo? Dobbiamo affidarci a giornali e politici? O è tutta una strategia per tenerci incatenati alla pubblicità, per impedirci di schermare i raggi del telecomando che ci governa come robottini teleguidati? A volte penso che non riuscirò a sopravvivere fino al giorno in cui internet riporterà la gente nel mondo reale con la forza dell'informazione.


martedì 27 aprile 2010

Matusa Village.

Ancora i vecchi. Ragazzi dobbiamo parlarne. Ci sono, sono tanti, e non diminuiscono, anzi. Dobbiamo fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Voglio buttare lì un'idea: villaggi per anziani. Non lo dico per loro, i vecchi, per me potrebbero anche crepare tutti domani e leggerei solo i titoli degli articoli che ne parlano. Ma un giorno, almeno spero, sarò vecchio anch'io, preparatemi una stanzetta da qualche parte. Non ho grandi necessità, mi basta un collegamento a Internet.

Abbiamo milioni di anziani accuditi da badanti a casa propria. La solita menata: “Voglio morire nel mio letto”, “Ho vissuto qua per 50 anni e non me ne voglio andare”, “Io all'ospizio non ci voglio andare”, “Meglio morire che finire in un lager.” Questi qua hanno la pensione, mi dite, se volessero potrebbero andare in ospizio. Enno, non è vero. Sai quanto costa l'ospizio? Sempre che trovi posto perché c'è la lista di attesa. Non basta la pensione. Ci paghi in nero l'extracomunitaria che deve scegliere tra lo star dietro a un vecchio e battere sulla statale. Non ci paghi l'ospizio, costa troppo.

È assurdo che non si costruiscano dei bei villaggi per anziani, tipo oasi naturalistica, parco giochi alla moviola. Niente auto, si gira in carrozzine elettriche o golf-kart. Supermercato, ambulatorio, centro di svago, mensa. Tante belle casette come quelle che danno ai terremotati, giardini fioriti, tornei di bocce e scala quaranta. Se un vecchio non ci vole andare deve essere pazzo e internato in manicomio. Una bella recinzione elettrificata per farli sentire al sicuro e la giornata di visita in cui il villaggio si riempie di figli e nipoti. Ditemi che non è un bel progetto se avete coraggio.

Facciamo una bella società quotata in borsa, facciamo utili con tutti quelli che vogliono ancora sentirsi utili. Laboratori di cucito, di falegnameria, un brand internazionale di manifattura artigianale. Anni di esperienza finalmente messi a frutto. Vedo già uno slogan: “Mettiti in casa un suo prodotto prima che schiatti.” Il grande fratello degli anziani alla tv. Questo è futuro, altro che.

mercoledì 21 aprile 2010

Estrapolare.

Le possibilità che introduce la rete fanno un po' paura all'inizio. C'era un periodo che credevo davvero di essere un potenziale omicida, con tutte le ore che passavo coi videogiochi violenti. Un giorno di questi esco e ammazzo tutti, pensavo, guardavo la vecchietta che mi rubava il posto in fila e ci metteva ore a scegliere il formaggio, questo, sì, ma un pezzo più piccolo, senza crosta, me al toglie la crosta, discuteva sullo spessore del prosciutto, avevo detto un etto, non un etto e mezzo, è ancora in offerta? Mi veniva da dirle guardi signora non voglio spaventarla ma quello che ha di fronte è un potenziale stragista, no, non ha capito, non come sua nipote che si è appena laureata e ha dovuto accettare pur di lavorare, no, stragista da strage, massacro, ecatombe, sa, i videogiochi, ho squartato alieni con la motosega fino a cinque minuti fa.

Qualche dubbio mi veniva notando che la tv trasmetteva violenza da prima che nascessi, ma ero ancora un ingenuo succube della comunicazione di massa, mi fidavo, credevo che ci fossero procedure per impedire ai media tradizionali di nuocere o di dire cretinate. Non come i videogiochi, la rete in generale, che corrompe i nostri giovani, destabilizza l'equilibrio psicologico di giovani menti indifese. Il senso di colpa che mi veniva a polverizzare un mostro lanciando granate non era dovuto al fatto che eliminavo una forma di vita digitale che magari aveva una famiglia sul pianeta d'origine e, secondo canoni morali a noi incomprensibili, era considerato una brava persona. Quello che stavo compiendo era più un gesto contro la mia stessa specie, come quando finisci il piatto per via di scheletrici bambini africani.

Adesso è meno sentito il pericolo dei videogiochi, ma rimane un simbolino delinquenziale sulla fronte di chi usa la rete. Pirati che ti clonano la carta di credito. Creatori di virus. Fancazzisti perdigiorno che non combineranno mai niente nella vita. Maniaci della tecnologia che non sanno più apprezzare una giornata di sole in primavera, si fanno le seghe sui siti porno, riducono alla fame tutta una serie di professionisti: musicisti, cineasti, attori, scrittori, musicisti, giornalisti. Chiudono i cinema, negozi di dischi, i videonoleggi, i giornali di carta. Calano gli introiti pubblicitari sui media tradizionali.

C'è tutta una generazione cresciuta senza rete che sta correndo ai ripari, naviga col cellulare e usa internet per leggere lo stesso giornale che ha comprato in edizione cartacea. Forse cerca le differenze, non saprei. Gioca a poker online, così non fa la figura del malato mentale come quelli in fila dal tabaccaio a dare i numeri e grattarsi le croste. Cos'altro fa, il tecnosauro? Usa Twitter come fan club se è appena appena famoso. Facebook, gestito da società che si occupano di far finta che sia davvero il VIP a fare gli aggiornamenti. Youtube, pronto a inventare scuse se lo beccano a guardare un video che non rispetta il copyright. Google, per verificare da sé la cattiveria di quello che sta diventando l'icona dei difensori della privacy, dei paladini della concorrenza, di quelli che fino a ieri andava bene tutto poi è arrivata internet e il mondo sta andando in rovina.

Sono inarrestabili, hanno capito che non possono distruggere la rete e allora la invadono, cercano di conquistarla, di farne una colonia del mondo com'era prima, il mondo che chiamano reale per distinguerlo dal nostro che è di cartapesta. Ricalcare meccanismi di controllo che hanno funzionato per decenni: divieti, barriere, potere discriminatorio sull'importanza dei contenuti. I veri rivoluzionari sono quelli che producono senza ritorno economico. Pazzi pericolosi che vogliono eliminare qualsiasi forma di intermediazione parassitaria.

Possiamo farcela. Ho smesso di dar retta a chi mi dice che se gioco al computer divento un assassino. Ci serve aiuto però. Se Google implementasse un sistema per cui è possibile esprimere un voto sui contenuti, correlati a età, professione, interessi e quant'altro. Se fosse possibile far emergere preferenze dal basso, evitando interferenze miranti a falsare i risultati. Riusciremmo a capire davvero cosa interessa a chi. L'esperimento mi toglierebbe la curiosità di sapere finalmente se qualcosa piace a tutti perché viene spinto da investimenti di marketing o se piace solo perché nessuno sa cosa piace a persone che stimiamo molto di più di un'agenzia pubblicitaria. Che so, uno scienziato magari, i filosofi di 40 anni che vivono in Africa, gli adolescenti cinesi.

Ecco, vorrei che Google mi dicesse che questi contenuti piacciono molto ai pensionati della Florida e poco agli ingegneri meccanici spagnoli, ad esempio, o che piacciono moltissimo a chi ha 20 anni e per niente a chi ne ha 30, hanno dato voto massimo coloro che hanno figli e non interessa per niente ai single. Mi sembra di aver letto da qualche parte che Facebook sta per sviluppare una soluzione del genere, ma non sono sicuro, ero in multitasking e devo aver inserito l'evento nella ram. Se accadrà vedremo pubblicitari creare milioni di identità fittizie su Facebook per spostare la percezione della realtà o finalmente si arrenderanno?

lunedì 19 aprile 2010

Etcium.

Si è aperto un thread sul femminismo. A quanto pare c'è qualcosa che non va, le donne si lamentano, gli uomini pure. Se ci sono bambini mandateli di là a guardare i cartoni alla tv, sto per dire una cosa sessuale. Gli uomini producono liquido seminale in maniera continua, esso si accumula nella prostata e viene sentita a livello fisico l'esigenza di farlo uscire dal corpo. Se non si cede all'impulso il corpo provvede da sé a espellere almeno l'eccedenza. Si possono comporre moltissime differenze fra uomo e donna, ma questa no. L'uomo ha il raffreddore, deve soffiarsi il naso o starnutire, la donna no. Sento parlare spesso della capacità della donna di procreare, ma quasi mai del raffreddore dell'uomo. La donna non sa cosa sia la polluzione e forse è per questo che non capisce cosa significhi, a partire dalla pubertà, essere soggetto a una pressione dall'interno che attiva il desiderio all'accoppiamento per liberare le vie nasali. La donna non può capire cosa significhi scambiare un uomo per un fazzoletto.

Eppure è circondata da donne fazzoletti. Sui poster, in tv, alla radio, nei romanzi, nei film, nei quadri, nelle statue, nei miti. Da sempre. L'archetipo è un uomo che soffre perché a sua insaputa qualcosa dentro di sé gli suggerisce che una donna potrebbe farlo sentire meglio. Fare da sé o con altri uomini sono soluzioni meno appetibili. Anche se di fronte a una donna che è sempre più simile a un uomo e a uomini che sentono più gratificante la condizione femminile diventa difficile capire la differenza tra mano, ano e vagina. Dal latino, vagina significa fodero, e già si capisce che fin da allora la donna era considerata un qualcosa di accessorio dove riporre il gladio tra una battaglia e l'altra. Addirittura certi uomini si rivolgono agli animali da cortile o, peggio, farebbero meglio a suicidarsi, a cuccioli della loro stessa specie. Insomma, c'è in giro un po' di confusione ma alla base c'è comunque la metafora del naso chiuso.

Siamo evoluti, siamo civili, siamo post-moderni, ma se uno toglie la vernice scopre che siamo tali e quali a 4 mila anni fa. L'uomo è disposto a farsi prendere per il naso dalle donne, ma fino a un certo punto. In natura è il maschio che ha le piume colorate, la criniera folta, le corna più vistose, al fine di conquistare l'occasione di procreare. Guardatevi intorno, da noi sono le donne a rendersi vistose. Se il femminismo ha dato alle donne l'opportunità di accedere a tutti i lati negativi dell'essere uomo senza corrispettivo non è stato un affare. Non so chi abbia consigliato le donne quando hanno deciso di protestare, ma secondo me era in malafede. Al posto di combattere perché l'uomo facesse anche qualche cosa da femmina, hanno combattuto per far fare alle donne anche cose da maschi. Personalmente io ho cominciato il matrimonio come uomo con gli attributi che non muoveva un dito in casa e adesso faccio tutto tranne il bucato, adducendo la scusa che non capisco come funziona la lavatrice. L'unica donna furba che c'era in giro l'ho beccata io, che fortuna. Visto che ormai io son fregato tanto vale trascinare giù con me il resto dei maschi là fuori. Donne, il segreto è qui: non chiedete di essere trattate come se aveste anche voi il raffreddore, chiedete che il raffreddore non sia più una scusa per fare i superiori e non dare una mano.

Di sicuro la giurisprudenza non aiuta le donne. Fa finta di privilegiarle quando affida i figli e assegna gli alimenti. In realtà è un messaggio per gli uomini: non datevi da fare per aiutarle, tanto non vedrete più i vostri figli e verrete buttati fuori di casa con lo stipendio dimezzato. Abbiamo uomini che prenotano vacanze esotiche dove andare a soffiarsi il naso e donne che non sanno più che intervento chirurgico fare per riuscire a intrappolare un uomo dopo i 40. Il tutto ruota attorno alla famiglia, che è un'istituzione e non una convivenza formalizzata. Famiglia di cui non si sente più il bisogno. Si divorzia senza motivi seri, per noia. Si abortisce senza motivi seri, ancora minorenni, come forma di contraccezione. Siamo tornati alla libertà degli animali e ci stiamo accorgendo che non è così bello come ci sembrava. Morire soli soletti, un giorno, vecchi derelitti in un letto d'ospedale, non è così male se sei un animale e non sai nemmeno cosa sia una famiglia.

giovedì 15 aprile 2010

O la borsa o la vita.

Tanto per cambiare si parla di evasione fiscale. Raramente però si parla di equità del sistema fiscale. Ci si concentra molto per far pagare le tasse a tutti senza mai discutere sulle ragioni che possono far ritenere una tassa un furto.

La tassa sul reddito è sicuramente quella che meno si presta a obiezioni. L'unico punto che può sollevare perplessità e il meccanismo progressivo, ovvero che più è alto il reddito e maggiore è la percentuale da versare allo Stato. Si presuppone che chi guadagna tanto in qualche modo abbia maggiore 'colpa' e debba espiare con un maggiore contributo al fabbisogno pubblico. Oppure che siccome guadagna tanto può permettersi di pagare di più senza risentirne e possa a rinunciare con nonchalanche a una parte più consistente del suo reddito.

Economicamente questo è però un disincentivo alla produttività. Se lavorando il doppio pago più tasse la mia convenienza sta nel lavorare fino al punto in cui il mio reddito non supera un certo livello oltre il quale il mio scaglione di contribuente passerà da x% a x+y%. Se a 10 euro pagherò non il 10% ma il 15%, cercherò di denunciare al fisco solo 9,99 euro. Un giudizio di natura morale, non economico, fa ritenere giusto che oltre un certo reddito tu debba pagare non il 10% ma il 20%.

La tassa sul patrimonio è ancora più astrusa. Ti tasso perché dopo aver pagato le tasse ti sono rimasti dei soldi. Ti tasso solo per il fatto che hai dei soldi in tasca. Assurdo. Eppure è successo e succede che lo stato vada a prendere i soldi dai risparmi, dagli investimenti, e questo è un furto. Siamo stati tassati sulla proprietà della casa (ICI era palesemente incostituzionale), sul possesso di apparecchi in grado di ricevere segnali televisivi, sulla proprietà di un veicolo. Che logica sostiene il pagare una specie di noleggio allo Stato per un oggetto di mia proprietà?

La tassa sullo scambio di beni, l'iva. Paghi ogni volta che compri qualcosa. Hai pagato per tenerti una parte del tuo reddito, se decidi di spenderlo devi di nuovo pagare una percentuale allo Stato. È giusto? Ditemelo voi. Senza contare la differenza tra persona fisica e persona giuridica. Le ditte scaricano iva, costi, prestazioni, gli individui no. Se non agli individui almeno alle famiglie, sono definite dal codice civile società di mutuo soccorso, perché non dare alle famiglie le scorciatoie di cui godono le società registrate in tribunale? Sono le famiglie che procurano futuri contribuenti, crescere figli non è un passatempo.

Non parliamo nemmeno della tassa da inflazione. Svalutazioni del 30% dalla sera alla mattina, incrementi folli della spesa pubblica in campagna elettorale, politiche monetarie keynesiane con orizzonti temporali al di là del miope. La quantità di ricchezza che può mangiarsi lo Stato nascondendo le mani dietro la schiena è immensa.

Allora, ricapitolando, si paga quando i soldi entrano, quando i soldi escono, quando i soldi rimangono fermi in una proprietà, quando i soldi sono liquidi in forma di risparmio, quando lo Stato decide che ha bisogno di altri soldi e si inventa una tassa ad hoc. Manca la tassa per vivere e siamo a posto. Servono davvero tante tasse quando l'evasione è intorno alla cifra di 250 miliardi di euro, ovvero il 50% di tutti i soldi a qualsiasi titoli incassati dal fisco in un anno?

Abbiamo anche sperimentato tasse una-tantum per coprire il fabbisogno di singole finanziarie. Ad esempio la “tassa sulla salute” (non me la invento, si chiamava così), in pratica ti auguro di star bene così continui a pagare per prestazioni mediche che non otterrai mai. La tassa per pagare gli stipendi dei tranvieri. Tasse scolastiche, tariffe, oboli, bolli, contributi. Abbiamo una quantità enorme di prelievi che non sono giustificati né giustificabili in alcun modo. L'unico motivo che giunge alla percezione del cittadino è che l'unico modo per evitare l'ingiustizia del fisco occorre rendersi invisibili. Evadere, eludere, trovare il modo di non entrare nel novero degli stupidi presi di mira di volta in volta dal Governo.

È giusto colpire l'evasione ma è anche giusto che a pretendere l'onestà dai cittadini sia uno Stato giusto e a sua volta onesto. Pagare le tasse non sarà mai fatto con senso del dovere se l'impressione è quella di avere di fronte uno Stato delinquente. Mi piacerebbe una specie di nuovo patto sociale in cui lo Stato dicesse “Ho sbagliato, adesso faccio poche tasse, giuste e eque, che posso sostenere economicamente e logicamente senza ricorrere a imbrogli. Da questo momento però chi evade finisce in prigione.”

mercoledì 7 aprile 2010

Caso scolastico.

Il monopolio può avere diverse origini. Può essere imposto per legge (concessioni, licenze, autorizzazioni), essere causato da barriere all'ingresso per la concorrenza (brevetti, investimenti iniziali, sinergie, economie di scala, cartelli, distribuzione esclusiva, potere contrattuale), oppure essere un cosiddetto monopolio naturale (autostrade, ferrovie, acquedotti, rete elettrica, gasdotti, reti di comunicazione).

Il monopolio naturale puoi metterla come vuoi ma è, rimane e rimarrà sempre un monopolio. La gestione del monopolio è specifica in quanto il prezzo non viene definito dall'incontro fra la domanda e l'offerta. La definizione del prezzo è calcolata solo in base ai costi sostenuti. In pratica il monopolista decide quanto spendere e applica un prezzo che gli consente coprire le spese e ottenere un margine di profitto a piacere. Il suo unico limite al rialzo dipende dalla capacità di spesa della clientela e dal break even point. Possiamo costruire un grafico esplicativo ma qui non ci interessa approfondire, ci sono ottimi testi di economia in giro per chi vuole saperne di più.

La proprietà pubblica può stabilire un prezzo che vada a coprire i soli costi, senza ottenere profitto. La proprietà privata, a differenza della pubblica, non accetta di lavorare senza profitto ma ha anche un incentivo a ridurre i costi per incrementare questo profitto. Il rischio di una gestione non orientata al profitto è quello, per il consumatore, di spendere per coprire costi superflui quello che risparmia per il mancato profitto del produttore.

Comunque vada, in regime di monopolio naturale il meccanismo di formazione del prezzo non è efficiente e/o efficace. C'è anche da considerare una motivazione di sicurezza nazionale a volte nel decidere di affidare a un privato la responsabilità di della gestione di un monopolio. Pensiamo alla produzione di armi nucleari, la distribuzione di acqua potabile, gli esempi di attività critiche che necessitano di un alto livello di controllo sono molteplici.

Ora facciamo un esperimento in cui lo Stato privatizza un monopolio naturale, ad esempio le autostrade. Ma vale anche per la rete telefonica, per il monopolio che vi pare e piace.

Lo Stato è la somma dei cittadini. I cittadini o hanno pagato per la costruzione delle autostrade o le ha in carico sotto la voce debito pubblico. Si decide di venderle a un privato. Il privato però cosa può fare? O ha un capitale suo o si rivolge alle banche. L'ipotesi che abbia in tasca la cifra in contanti per comprarsi le autostrade è irrealistica. Per cui non stiamo più parlando in realtà di vendere a un privato, non esiste un privato con a disposizione la somma necessaria all'acquisto.

Stiamo parlando di banche. Come viene effettuata allora questa transazione? Lo Stato chiede alla banche di finanziare una persona specifica? Le banche decidono chi finanziare e dicono allo Stato o vendi a questo o niente? O davvero pensiamo che un qualsiasi privato, selezionato in base a metodi meritocratici o morali o a caso, possa comprare le autostrade? Domani vado in banca e dico “Compro le autostrade dallo Stato, datemi i soldi poi vi rimborso con i profitti che ricaverò imponendo un prezzo adeguato alle mie necessità finanziarie.” Mi rispondono “Ma certo, si accomodi che firmiamo subito il contratto di mutuo”?

A questo punto i cittadini come Stato incassano i soldi della vendita. Però quei soldi non sono altro che i loro risparmi, depositati nelle banche. Perché le banche sono intermediari finanziari, i soldi delle banche sono i soldi dei cittadini. Un fortunato cittadino, chiamiamolo Mister Fortunello, compra dai cittadini le autostrade pagandole coi soldi presi in prestito dai cittadini.

Ma non è finita qui. Visto che ha un debito coi cittadini, come lo ripaga? Semplice, coi soldi che i cittadini pagano per usare le autostrade. Dopo tot anni Mister Fortunello si ritrova proprietario di un monopolio che i cittadini gli hanno venduto, gli hanno prestato i soldi per comprarlo e gli hanno dato i soldi per saldare il debito con loro stessi.

Geniale, vero?

Arriva Mister Fortunello e mi fa “Ma c'è l'azionariato diffuso, non ho usato le banche.” Sì, certo, come no? Posso ridere adesso o devo restare serio e far finta che sia vero?