venerdì 17 dicembre 2010

Vuoi impiccarti, ti do la corda

Ogni tanto della gente con il volto coperto tira i sassi, provoca incendi, tira mazzate agli oggetti. Si vedono dei filmati e delle fotografie piene di fumo che mostrano pestaggi. I danni verranno riparati, i costi verranno sostenuti dalle assicurazioni, o forse no. Sono atti di vandalismo o atti di guerra? Quando mi capita di vedere questi filmati mi metto comodo e mi sforzo di pensare. Penso anche ai soldi, certo, chi non pensa ai soldi è un mentecatto o un miliardario, e le due cose coincidono più spesso di quanto sarebbe desiderabile, soprattutto quando il miliardario in questione supera una certa età.

Una volta la gente moriva giovane, moriva in guerra, adesso deve accontentarsi di tirare un petardo e gridare 'Sono minorenne!' o 'Voglio la mia mamma!' se viene arrestato. Penso anche al terremoto, lo pagano il terremoto le assicurazioni? Evento naturale credo si chiami, non lo so se la mia polizza copre gli eventi naturali, devo controllare. A queste cose penso guardando i filmati e le foto. Una volta è Genova, una volta Milano, l'altro giorno Roma. Il terremoto è un bisogno fisico, le Terra si deve grattare il prurito ogni tanto, ma la guerriglia? Penso a questi paragoni, fra le altre cose, la guerriglia è il bisogno di che? Secondo me è una cosa importante da capire, la cosa più importante.

Dopo penso anche a tutti quei politici e giornalisti che in qualche modo evitano di condannare in modo esplicito quello che è accaduto. Anche lì ci dev'essere un bisogno che va portato alla luce. Accetto suggerimenti, possibilmente non stupidi e banali. Elenco dei suggerimenti banali: c'è rabbia da sfogare, sono agli ordini di un burattinaio occulto, hanno sbagliato le forze dell'ordine. Se ragionate così vuol dire che non vi state mettendo nei panni delle persone che avete davanti agli occhi. Non ve le stanno raccontando, le vedete coi vostri occhi, non c'è niente che possano dire i commentatori in grado di fare in modo che le immagini dicano bugie. Li vedete quei ragazzi? Ditemi che bisogno stanno soddisfando.

Si possono individuare due tipi di bisogni: individuali e sociali. Individuale è un bisogno fisico e/o psicologico. Non ci sono tante donne a dar bastonate, né vecchietti, ci vuole una bella dose di testosterone. Puoi scaricare il testosterone sudando di fatica in palestra, in discoteca, o con una ragazza consenziente, combattendo guerre simulate al computer o con proiettili di vernice nei boschi, o guerre vere se ti arruoli. Insomma non vai alla ricerca di emozioni forti senza un'adeguata chimica fisiologica. Psicologicamente c'è l'aspetto trasgressivo e tutta una serie di meccanismi che trovano il modo di azionarsi per mezzo di questa specie di viaggio carico di avventurosa esperienza.

Ai ragazzi fa ben un po' di azione, un po' di moto, perché negarlo? E poi alle ragazze piacciono i racconti dei sopravvissuti, hanno il sapore dell'esemplare adatto alla procreazione. Sai quella volta dopo aver tirato il sasso non sono scappato, ho aiutato il mio compagno ferito a un piede e insieme abbiamo cantato sfidando la morte, volavano sedie di bar dappertutto e abbiamo incendiato il cassonetto che è andato in mondovisione. Se la metti così i protagonisti si incazzano, e hanno ragione, son cose sporche, private, da farle chiusi a chiave in bagno e in seguito negare di essersi mai e poi mai fumati una canna, fatti una sega. I ragazzi son così, la loro purezza deve durare il più possibile, guai a far loro notare che si vede lontano un miglio che l'han già perduta.

Ma facciamo finta che siano davvero gli eroi che vogliono essere. Idealisti, altruisti, che agiscono nel giusto. Alcuni pazzi di questo genere magari ci sono davvero lì in mezzo, sono quelli che quando rimangono in pochi decidono di usare le pistole e le bombe, per svegliare le coscienze, per riuscire a ottenere qualcosa e non sentirsi dei falliti, degli illusi, dei perdenti. Vogliono essere quelli che tagliarono la testa al re, che sbarcarono in Normandia, che se fossero nati 50 anni prima avrebbero sparato a Hitler. Non diventano persone per bene, mariti disponibili e generosi, padri pazienti e comprensivi, e anche se lo diventano hanno sempre questo tarlo che li consuma, di essere determinanti per la rivoluzione, la convinzione di essere stati chiamati a cambiare il mondo, come Gesù, come Einstein, come Attila.

Questo è il bisogno sociale che viene usato come scusa per soddisfare i bisogni individuali. Non c'è periodo storico nel quale nessuno abbia avuto qualcosa per cui brontolare e arrabbiarsi. Solo dove ammazzano chiunque si lamenti la gente sta zitta e riga dritto. Osservo uno per uno quei ragazzi dal volto coperto e prego che agiscano per un bisogno individuale, che non pensino davvero di fare un favore all'umanità. Dio fai che sia lì per rendere fiero di lui quel pirla di parente sessantottino, per avere qualcosa da raccontare ai nipoti che quando sarà il momento si vergognerà di ricordare, fa che sia lì perché lo fanno tutti i suoi amici e non vuole fare la figura del vigliacco. Non mi fanno paura quei ragazzi, anzi mi fanno un po' pena, ma non quanta me ne fanno gli adulti che si mettono dalla loro parte.

Non è dell'appoggio ma del rimprovero degli adulti che hanno bisogno i giovani. Com'è sempre stato prima che saltassero fuori le teorie del permissivismo spockiano, dei genitori amici dei figli, che spinge i genitori a trovare sempre scuse per i figli e i figli a trovare autorità diverse dai genitori contro le quali scagliarsi per sviluppare la propria identità. Guardate cosa è successo a noi, l'unica generazione che ha creduto che i genitori fossero amici, ci hanno tolto tutto e non reagiamo, aspettiamo il nostro turno distraendoci, giocando, siamo l'unica generazione che è rimasta minorenne tutta la vita. Non credete agli adulti che vi danno ragione, sono pazzi o stupidi. Gli adulti che dicono di capirvi e di essere dalla vostra parte mentono, mirano solo al vostro voto, non si ricordano nemmeno più cosa vuol dire essere giovane, credere a babbo natale, alle ideologie, ai cristalli new age, alla storia come processo dialettico con uno scopo implicito, alla possibilità di calcolare scientificamente le coordinate di un mondo buono e giusto. Non avete bisogno di adulti che fanno i finti giovani in mezzo a giovani veri, che non capiscono quel è il loro ruolo di adulto responsabile nella commedia/tragedia della vita. Se ci pensate lo capite da soli il perché. E se non lo capite allora ecco, prendete, questa corda è molto resistente.


venerdì 10 dicembre 2010

Sì se è sì, no se è no.

Gli opinion makers nel nostro paese non sono mai stati qualcosa che il mondo ci invidia. Individui al soldo dei partiti che lavorano al fine di instillare false certezze nell'opinione pubblica, informazioni inventate e del tutto slegate dalla realtà, finalizzate solo a produrre consenso verso questa o quella corrente politica. La disonestà intellettuale è a volte così palese che non viene nemmeno percepita come qualcosa di scorretto e criticabile, al contrario, certa gente è addirittura fiera di sostenere un fazioso, uno che si dichiara apertamente schierato, militante e fanatico. Più sei battagliero e più faccio il tifo per te, il clima da stadio che caratterizza la politica, ma non solo quella, nell'Italia giunta alla resa dei conti della decadenza. Sono intellettuali di nomenclatura che erano già fuori luogo negli anni della guerra fredda e che non solo si ostinano a calcare ancora la scena di persona, ma hanno aperto le porte a successori e discendenti non in base al merito ma in base alla fedeltà alla causa, soldati in grado di portare avanti la battaglia ideologica fino a rivoluzione avvenuta e Storia realizzata.

Ci sono diversi modi di prendere in giro il popolo. Per esempio vengono utilizzati i sondaggi per sfruttare la nota e naturale tendenza umana a conformarsi all'opinione dominante e adeguarsi a quella che considera essere l'opinione della maggioranza. Se affermi che il 90% la pensa così, otterrai che la maggior parte della gente reputerà più giusto pensarla così. I sondaggi sono costruiti a tavolino per far emergere una specifica opinione prevalente. Oppure fai dieci sondaggi e pubblichi solo quelli che forniscono i risultati che ti danno ragione, e gli altri li butti via. Lo stesso vale per le statistiche. Per esempio dici che solo il 30% dei reati è commesso da nani deformi, e trasmetti l'idea che i nani deformi siano brave persone perché il 70% dei reati non è commesso da nani deformi, ma ti dimentichi di dire che i nani deformi sono solo il 10% della popolazione, il che significa che i nani deformi nella realtà dei fatti delinquono il triplo rispetto agli altri. Sono trucchi stupidi che però vengono usati tutti i giorni impunemente. Un altro modo che usano gli opinion makers per prenderci in giro consiste nel divulgare notizie false. O notizie vere da cui si traggono conclusioni false. O notizie vere interpretate in modo artificioso. Dicono per esempio che non è dimostrato che il drogato fosse davvero drogato, aveva solo fumato erba, non si faceva le pere, e che in ogni caso non è sicuro che fosse alla guida del mezzo che ha investito il bambino dal momento che il pirata è scappato senza fermarsi a prestare soccorso, ma anche ammesso che fosse drogato e alla guida non vuol dire che tutti i drogati siano pericolosi alla guida. Fanno di questi ragionamenti assurdi per difendere le loro idee politiche, in questo caso del tutto ipotetico la non pericolosità delle droghe leggere. Oppure leggete una notizia come questa: 'Trovata vita aliena in fondo a un lago che si nutre di arsenico, metabolizzandolo.” Tutto falso. Usano una notizia vera, un batterio che vive in ambienti saturi di arsenico, e la trasformano per sostenere tutt'altro, che esiste vita aliena, che è possibile metabolizzare l'arsenico.

Poi ci sono le notizie ignorate e quelle ingigantite in funzione di tematiche sfruttate per ottenere consenso politico. Prendiamo ad esempio il razzismo, argomento molto sfruttato di questi tempi per spostare voti. Ogni cosa che capita ecco che salta fuori lo spauracchio del razzismo di questo o di quello, al punto che uno si caga addosso all'idea di venir accusato di razzismo perché diventerebbe l'obiettivo dell'attacco pacifista dei non-razzisti pronti a esercitare violenza contro i presunti razzisti senza che nessuno possa accusarli di fascismo e squadrismo. È questa la perversione che si realizza nell'Italia della politica da stadio, del consenso da tifoseria. Si fa montare la rabbia, si fa casino e se poi ci scappa il morto tanto meglio che sul corpo del morto ancora caldo si lanciano i politici per approfittarne e mangiarci sopra, gettando altra benzina sul fuoco. Questo succede quando non si rispetta la verità, non si racconta la realtà, non si usa il cervello ragionando sui problemi ma si preferisce creare fazioni e scompiglio, fomentando odio verso un 'nemico' creato a tavolino, per esempio razzista in questo caso ma le etichette possibili sono molte e varie, razzista è solo una fra tante. Trasformi qualcuno che ha commesso l'unico errore di non condividere le tue opinioni politiche in un mostro che è non solo lecito ma anche encomiabile colpire e distruggere. Una volta che hai creato questo clima incivile da caccia alle streghe ecco che puoi ingigantire le notizie che ti fanno comodo e rimpicciolire quelle che ti danno fastidio. Invochi il rischio di conflitti sociali, invochi il pericolo di violenza nelle strade quando sei stato proprio tu a incentivare e agevolare il ricorso a una dialettica di sopruso e annientamento, partendo da una posizione di bontà e ragione aprioristiche della tua parte politica. Restando nell'esempio del razzismo, se un musulmano sgozza la figlia perché portava i jeans non possiamo dire niente, addirittura secondo alcuni si deve dire solo uomo senza aggiungere musulmano né il suo paese d'origine, perché altrimenti significa essere razzisti, contrari all'integrazione, xenofobi, fascisti, guerrafondai, e anche stupidi, grezzi e ignoranti tanto che ci siamo perché è lecito anche insultare se tu che insulti stai dalla parte politica giusta. Agitando lo spaventapasseri del pericolo, la minaccia di scatenare ritorsioni, con la scusa che si vogliono evitare tensioni e inutile violenza, si evita di approfondire, si evita di prendere posizioni contrarie a quelle sostenute dalla parte più propensa a usare logiche di violenza per far prevalere un'opinione politica. Il dibattito civile e democratico che caratterizza una società evoluta e matura viene sostanzialmente abolito da una logica di ragione unilaterale e aprioristica tipica delle dittature assolutiste fondate sull'estremismo religioso o ideologico.

Non si può negare che esista questo clima di sottile coercizione mediatica, di pressione intellettuale giustificata e condivisa, di propaganda che diventa minacciosa nel modo in cui si esercita al di fuori della funzione informativa dei media. Il paradosso è che questo avviene in un panorama mediatico di proprietà della parte politica che è vittima di questo andazzo antidemocratico di creare opinione che mira a educare (ri-educare) la popolazione più che a fornire strumenti di critica razionale. La parte politica che in teoria è padrona dei media è quella che in realtà subisce gli effetti di una macchina mediatica sotto il totale controllo politico altrui. Se fate l'elenco degli opinion makers vi accorgerete facilmente che la lista è quasi del tutto composta di persone schierate dalla stessa parte. Chi non parteggia per quella parte viene automaticamente squalificato e delegittimato, come se solo uno stupido potesse scegliere la squadra per cui non tifa nessuno e non quella per cui tifano tutti. Salvo poi scoprire che la maggioranza silenziosa, quella che non dice niente e non scrive niente, 'sbaglia a votare' (ogni volta che sento questa frase non posso fare a meno di stupirmi, come si trova il coraggio di dire a qualcuno che 'sbaglia' a votare e continuare a definirsi democratici?), ovvero risulta immune a tutto gli sforzi compiuti dalla macchina di propaganda per lavare il cervello delle masse. Altro paradosso: si dà la colpa di ciò a una specie di fantasmagorica onda ipnotica proiettata dalla mera esistenza di una televisione privata, con le sue trasmissioni spazzatura e quintalate di pubblicità. E però si dichiara che la chiave del successo sta nel andare di casa in casa a diffondere... che cosa? Il programma no, non c'è. Forse il verbo della religione del partito-chiesa? Forse la lista degli indizi per riconoscere il nemico? Conformismo è una parola che mi terrorizza fin nel profondo, specialmente quando è demenziale come quello che accomuna i nostri attuali opinion makers.

martedì 7 dicembre 2010

Te sei Laika con la balalaika, non laico.

A volte si ha l'impressione che il termine 'laico' non venga usato come definizione di uno Stato che tiene separata la politica dalla religione ma alla stregua di un lenzuolo ipocrita per nascondere un sentimento antireligioso tout court che non ha niente a che vedere con l'essere laici. Bisogna essere chiari: il laico può essere religioso. Dal verbo religere, legare. Un sacco di gente crede di sapere cos'è la religione e invece non sa niente di niente di religione, pensa che sia solo una pappardella scritta in libri antichi, un'accozzaglia di balle assurde per menti deboli, ad ogni modo qualcosa di molto semplice che non merita l'appellativo di cultura. Laico non è il purgatorio che separa l'inferno dello schiavo della religione dal paradiso della libera mente atea. Il laico, come una qualsiasi persona religiosa, non può fare a meno della morale e dell'etica, non è una specie di superuomo in grado di risolvere senza fatica le implicazioni etiche e morali di cui è fatta la politica in ogni sua manifestazione. Laico significa che riconosce la necessità di separare il potere spirituale da quello secolare, non che elimina l'uno in favore dell'altro. Il bello poi è che questi laici d'assalto, che spesso si vantano d'essere seguaci fedeli della scienza, fanno proprie convinzioni prettamente religiose diventando estremisti non solo ideologici ma allo stesso tempo religiosi, come quando si dichiarano nemici del cristianesimo e allo stesso tempo definiscono il denaro come sterco del demonio e i ricchi come malvagi a prescindere, pretesa che certo non ha nulla di razionale né di scientifico, tanto quanto il lapidare gli adulteri o, che so, l'esorcizzare un'abitazione dagli spiriti maligni. Fanno ragionamenti assurdi del tipo: sono laico allora voglio la droga libera, affitto l'utero di mia nonna per diventare padre di mia sorella e uccido mia madre malata terminale perché è quello che voleva, sposo il mio cane e noleggio un figlio per il week end. Non esiste un limite morale nel laico? Questo non è essere laico, è essere pirla. Essere laico non impedisce a nessuno di essere pirla, di fare ragionamenti idioti. Essere laico come corazza e patente per sentenziare condanne a carico degli oppositori, accusandoli di agire da esponenti religiosi. Essere laico come autorizzato a distruggere le istituzioni e l'idea di vita che ogni singola istituzione verifica e protegge. Essere laico come disprezzo per le regole in un mondo in cui la morale è sempre e comunque relativa, prodotto di falsità e autoinganno, degna solo di venire annientata affermando la libertà dell'individuo ad agire contro la morale condivisa in nome di una morale interamente soggettiva e autoreferenziale. L'uomo al centro, tutto il resto nel cesso. I pensatori che hanno dato contenuto al concetto di laicità si strappano i capelli nella tomba nel vedere a che razza di pirla è finito in mano il testimone del laicismo. Quello che il laico d'assalto farebbe meglio a capire è che la religione non è un insieme di regole, credenze, liturgie formalizzate in un insieme di postulati e teorie indimostrabili. La religione è prima di tutto l'espressione più profonda, atavica, naturale, dell'autocoscienza umana. Lo stupore di sapere se stessi, di sapere il mondo come altro da sé, di sapere che esiste qualcosa al di fuori del conoscibile. L'essenza della religione è implicita nell'atto stesso del vivere, non è una scelta intellettuale sul credere o meno in qualcosa. Da qui a dire che il laico deve sempre pensare e fare l'opposto di quello che pensa e fa una persona religiosa ce ne passa, è un'idiozia. E invece è proprio ciò che accade, chi si accanisce contro la religione senza sapere nemmeno di cosa sta parlando si fa scudo dell'essere laico come se bastasse a spiegare la sua cieca militanza ideologica. È più fanatico un idealista laico infoiato con l'ideologia di partito che un estremista fondamentalista religioso.

È addirittura penoso osservare la debolezza della posizione laica quando si affrontano tematiche che, come quasi tutti gli argomenti politici, sono di natura etico-morale. Pur di non cedere sul piano dell'auto assoluzione, di non rischiare un cedimento sul piano dell'alterazione di coscienza, sono disposti a dichiarare razionale qualsiasi comportamento che sia frutto di logica, anche quando l'utilizzo della logica porta a effetti privi di senso e contrari a quelli desiderati. E accade spesso, molto spesso, che la ragione non sappia fornire soluzioni ai cosiddetti dilemmi, non necessariamente morali. L'eutanasia è uno di quei casi. Il suicidio assistito può ancora incontrare il favore del raziocinio nelle sue connotazioni etiche e morali, l'omicidio autorizzato no, varca un confine giuridico che nessun laico onesto potrebbe ignorare. Lo stesso vale per dilemmi che scaturiscono dalle molteplici implicazioni dell'inseminazione artificiale e di tutta una serie di tematiche che sollevano grossi interrogativi sia teorici che pratici. C'è infine il laico fulminato totale, incapace di accorgersi che non esiste patto sociale che possa esimersi da fondamenta religiose in grado di raccogliere e valutare la somma delle istanze morali più diffuse nella popolazione e andate formandosi in secoli e secoli di sviluppo culturale. Il laico fulminato totale è il più pericoloso di tutti, è convinto di essere il rappresentante di una specie umana superiore col compito di liberare il resto dell'umanità dal giogo di quella che reputa credulità popolare, strumento di oppressione delle masse, attrezzo per tenere schiave le menti e i corpi della gente. Il laico fulminato totale è buffo ma la sua carica distruttiva può diventare un dramma qualora riuscisse a influenzare pesantemente la politica e il governo di uno Stato. Nei dilemmi non c'è un'opzione più sensata di un'altra alla quale il laico possa aggrapparsi, giusto o sbagliato sono espressione di considerazioni morali irrazionali ma non per questo irragionevoli. Non c'è razionalità in scelte di ordine giuridico che prescindano da considerazioni etiche e morali di stampo religioso. Non esiste laico che possa vivere un'esistenza priva della sua componente religiosa. Se non si capisce questo si finisce per diventare un tipo specifico di persona religiosa, il credente di una chiesa laica che si chiama partito politico, con le sue liturgie, i suoi testi sacri, le sue guerre sante. Non c'è niente di più spaventoso di un laico che ignora del tutto la sua evidente e perversa esaltazione religiosa quando cerca in ogni modo di convincerti del contrario. La cosa più strana è il bisogno di avere un nemico e una guerra da combattere, questo semplice e lampante fattore dimostra la natura irrazionale del laico fasullo più di qualsiasi analisi sulle possibili motivazioni che accomunano il laico d'assalto a un terrorista fondamentalista religioso. Hai davvero l'impressione di avere di fronte se non un pazzo o un indemoniato, di sicuro qualcuno che è preda di un grave stato confusionale. Quando un sedicente laico inizia a diventare violento e arrabbiato, verbalmente se non fisicamente, per riuscire a convertirti con la forza alla sua religione politica non sai se ridere o rabbrividire.

martedì 30 novembre 2010

U-leaks-topia.

C'è chi pensa che si possa fare del tutto a meno della riservatezza, che mantenere il silenzio sia sempre e comunque sbagliato, anche quando dal segreto dipendono non solo flussi di denaro, che non sono illeciti per loro natura di sterco del demonio, ma anche vite umane, che non sono sacrificabili in nome del principio dello sbracamento totale e generale. Wikileaks è un'idea così stupida e pericolosa da trovare, come succede sempre alle idee stupide e pericolose, parecchi sostenitori entusiasti che inneggiano alla rivoluzione, oltre a appoggi e finanziatori sui quali però lo sputtan-o-matic wikileaks mantiene il segreto, chissà perché, vero?

Nel caso specifico, dato che finora wikileaks divulga solo informazioni di una democrazia che di solito non spara ai giornalisti e non imprigiona dissidenti come fanno altri governi che avrebbero già fatto sparire Assange e wikileaks nel nulla, i tifosi sono in larga parte sempilci antiamericani che fischiettano e ridacchiando sotto i baffi, alcuni risalgono alla guerra fredda, altri purtroppo sono giovani, che sbavano e si strofinano le mani tutte le volte che possono godere delle disgrazie americane. L'estremismo e l'idealismo non passeranno mai di moda?

Senz'altro è corretto che le informazioni su reati vengano fuori, ma selezionate e indirizzate alla magistratura e non solo ai giornalisti iene gossipare che non vedono l'ora di spettagolare in prima pagina per vendere più copie. Non si passano al giudizio da torce e forconi della gogna pubblica avvenimenti e situazioni del tutto normali in ambito diplomatico spacciandole per chissà quali prove di complotti, misteri, progetti criminali, pericoli globali. Qui non solo non ci sono reati in ballo, ma si tratta di una gigantesca montagna di merda che serve solo a creare imbarazzo, scompiglio e confusione.

Non so se Assange sia l'artefice o la vittima di questa bella trovata da film di spionaggio di quarta categoria, che vien perfino la nostalgia dei tempi analogici di Forsyth e Le Carré. Spero per lui che ci sia capitato in mezzo e abbia colto l'occasione per farsi pagare i suoi bunga bunga svedesi con accuse di stupro multiple a seguire e che, scommettiamo?, preferirebbe fossero rimaste segrete. Perché se davvero l'ha pensata tutta da solo e non l'ha fatto per fama e soldi, agli ordini di un burattinaio che ha interessi e convenienze ancora tutte da identificare, sarebbe meglio che si ponesse seriamente delle domande su cosa sono, per esempio, il senso di responsabilità, il senso del dovere, la saggezza e la maturità.

Secrets From The Future



Get your most closely kept personal thought:
put it in the Word .doc with a password lock.
Stock it deep in the .rar with extraction precluded
by the ludicrous length and the strength of a reputedly
dictionary-attack-proof string of characters
(this, imperative to thwart all the disparagers
of privacy: the NSA and Homeland S).
You better PGP the .rar because so far they ain’t impressed.
You better take the .pgp and print the hex of it out,
scan that into a TIFF. Then, if you seek redoubt
for your data, scramble up the order of the pixels
with a one-time pad that describes the fun time had by the thick-soled-
boot-wearing stomper who danced to produce random
claptrap, all the intervals in between which, set in tandem
with the stomps themselves, begat a seed of math unguessable.
Ain’t no complaint about this cipher that’s redressable!
Best of all, your secret: nothing extant could extract it.
By 2025 a children’s Speak & Spell could crack it.

You can’t hide secrets from the future with math.
You can try, but I bet that in the future they laugh
at the half-assed schemes and algorithms amassed
to enforce cryptographs in the past.

And future people do not give a damn about your shopping,
your Visa number SSL’d to Cherry-Popping
Hot Grampa Action websites that you visit,
nor password-protected partitions, no matter how illicit.
And this, it would seem, is your saving grace:
the amazing haste of people to forget your name, your face,
your litanous* list of indefensible indiscretions.
In fact, the only way that you could pray to make impression
on the era ahead is if, instead of being notable,
you make the data describing you undecodable
for script kiddies sifting in that relic called the internet
(seeking latches on treasure chests that they could wreck in seconds but didn’t yet
get a chance to cue up for disassembly)
to discover and crack the cover like a crème brûlée.
They’ll glance you over, I guess, and then for a bare moment
you’ll persist to exist; almost seems like you’re there, don’t it?
But you’re not. You’re here. Your name will fade as Front’s will,
‘less in the future they don’t know our cryptovariables still.

Now it’s an Enigma machine, a code yelled out at top volume
through a tin can with a thin string, and that ain’t all you
do to broadcast cleartext of your intentions.
Send an email to the government pledging your abstention
from vote fraud this time (next time: can’t promise).
See you don’t get a visit from the department of piranhas.
Be honest; you ain’t hacking those. It’d be too easy,
setting up the next president, pretending that you were through freezing
when you’re nothing but warming up: ‘to do’ list in your diary
(better keep for a long time — and the long time better be tiring
to the distribution of electrical brains
that are guessing every unsalted hash that ever came).
They got alien technology to make the rainbow tables with,
then in an afternoon of glancing at ‘em, secrets don’t resist
the loving coax of the mathematical calculation,
heart of your mystery sent free-fall into palpitations.
Computron will rise up in the dawn, a free agent.
Nobody knows the future now; gonna find out — be patient.

venerdì 26 novembre 2010

Fuffa

L'ordine dei commercialisti ha parlato, molti giornalisti ne hanno approfittato per insistere sul quel tema fumoso e propagandistico della tassazione della 'rendita'. Tanto per cominciare i commercialisti hanno parlato di aliquote sui redditi da attività finanziaria, che non è una rendita. Così come gli speculatori non sono mostri che arrivano dallo spazio ma professionisti nello studio dell'evolversi dei mercati. Questo clima da caccia alle streghe dove si indica negli speculatori il nemico responsabile delle crisi finanziarie - il che è falso, totalmente falso, le recenti crisi hanno spiegazioni economiche oggettive e non sono state causate dalla volontà in tal senso degli speculatori -, si confondono i ricavi di un investimento più o meno rischioso con la rendita che è invece un introito legato a un diritto, come la pensione, gli alimenti, l'assegno famigliare, la borsa di studio. Per non citare la sfacciata negazione dell'evidenza dei vertici europei quando fingono che la il debito pubblico dei pigs non esprima un fattore di debolezza concreto per la moneta comune – l'altro ieri alla Merkel è scappato detto che in effetti stanno dicendo balle da anni e c'è la possibilità che alcuni paesi vengano buttati fuori dall'euro per consentire ai migliori di non rinunciare alla moneta forte che piace tanto ai tedeschi fin dai tempi del marco.

Comunque torniamo all'aliquota sui redditi da attività finanziaria, si tratta di titoli di stato, obbligazioni, azioni, titoli e interessi denaro lettera in generale. Analizziamo la genialata dei commercialisti. Se le tasse sul rendimento (rendimento non è rendita, lo ricordo per l'ennesima volta, l'unica rendita ancora presente nel nostro ordinamento fiscale è la rendita domenicale, una tassa sui terreni agricoli calcolata sulle tabelle catastali che risale al fascismo, o anche prima, forse al medioevo, forse alla preistoria dato che è una tassa stupida e calcolata a spanne), se le tasse aumentano, dicevo, significa che il rendimento netto diminuisce. Se il rendimento netto diminuisce, significa che i bot diventano meno appetibili e lo stato deve aumentare i tassi per riuscire a piazzarli. Le tasse vengono sempre, per quanto possibile, trasferite o legalmente eluse. Se tu tassi di più i titoli italiani rispetto ai titoli esteri significa che i capitali, italiani e stranieri, fuggono all'estero. Non sto usando punti esclamativi ma credo che la gravità delle implicazioni siano chiare anche a chi non ha mai aperto un libro di economia, specialmente a chi non ha mai aperto un libro di economia ma ne ha aperti troppi di politica.

All'estero incentivano l'apertura di ditte straniere defiscalizzando i primi anni, incentivano l'ingresso di capitali stranieri mediante la scelta di aliquote vantaggiose, favoriscono l'equilibrio dei mercati trattenendosi dall'utilizzare strumenti fortemente distorsivi che impediscono ai principi concorrenziali di svolgere il proprio compito di motore dello sviluppo nelle economie moderne. Nel contempo tutto questo gran darsi daffare per colpire 'le forze del male' non produce nemmeno chissà quali grossi benefici se non quelli di ingrassare un stato già obeso e dissanguare un popolo già spremuto da qui ai prossimi 80 anni. Le economie dei paesi che soffocano per via degli interessi che devono pagare sul debito pubblico accumulato non si risolvono aumentando livelli di tassazione che sono già eccessivamente punitivi. Adesso i tassi sono bassi in tutto il mondo da decenni, il debito pubblico costa poco, aspettate di vedere cosa succede quando finisce la crisi e ripartono i tassi, aspettate di vedere governi che per convincere qualcuno a comprare i titoli di Stato devono garantire il 5%, il 10%, magari il 20% e così facendo vede diminuire il rating internazionale e profilarsi il rischio default.

A tutto questo i commercialisti, o meglio l'ordine dei commercialisti, che qui in Italia se solo ce ne dessero la minima opportunità riporteremmo in vita anche le medievali gilde delle arti e dei mestieri, l'ordine suggerisce di aumentare le tasse e fa un esempio che più stupido non lo poteva fare. Dice se uno investe 5 milioni al 3% ottiene 150mila euro su cui paga il 12,5% al posto del 38,45% di chi fa gli stessi soldi lavorando. Punto uno, se investe 5 milioni in 20 banche diverse come lo scopri, mediante uno stato totalitario di polizia? Se utilizza le mille possibilità della finanza internazionale per far uscire dall'Italia i 5 milioni, togliendoli dalla disponibilità del nostro sistema produttivo, tu ordine dei commercialisti ti dai una pacca sulle spalle e ti dici bravo? Se investe in azioni e perde tutto può scrivere la cifra nella casella perdite della denuncia dei redditi e lo Stato lo rimborsa del 38,45%? No, lo Stato gli fa il gesto dell'ombrello perché se rimborsasse sarebbe facile trovare il modo di truffare le casse dello stato creando, investendo e facendo fallire le ditte.

Un ordine dei commercialisti che usa termini come 'sanguinoso prelievo' non sta facendo politica? Se leggete il testo per intero non ci trovate nulla dell'impostazione intellettuale dei veri studiosi di economia, si tratta solo del documento che usano gli ordini per esprimere sostegno a questo o quel partito. Il bello è che poi si lamentano del prelievo coattivo delle imposte, ventilando il pericolo di uno stato di polizia fiscale, questo in un paese che ha il 50% del sommerso, dove gli ordini si sono chiusi nei bunker quando è stata prospettata l'ipotesi di vietare pagamenti in contanti a saldo di prestazioni professionali per cifre non modiche. Senza fattura risparmia l'iva, è il motto nazionale. Davvero non sanno che la valutazione degli investimenti si fanno al netto delle tasse? Significa che puoi alzare le tasse anche al 90% e avrai come esito solo di mettere in difficoltà chi cerca finanziamenti emettendo titoli. Se la tua ditta ha bisogno di prendere a prestito dei soldi andrà a chiederli all'estero perché qui, a parità di condizioni, solo per colpa di una fiscalità esosa, dovrebbe pagare di più in interessi per ottenerli. Se si vuole dare altri calci in bocca all'Italia idee come questa sono perfette, a furia di insistere con politiche che hanno tanto di ideologico quanto hanno poco di razionale, riuscirete a far esplodere o crollare su se stesso il paese.

mercoledì 24 novembre 2010

Ignoranza o censura?

Il discorso di apertura dell'anno accademico in Bocconi è l'ennesima dimostrazione che qualcosa non funziona nella sfera del dibattito intellettuale italiano. I concetti espressi dal rettore, Guido Tabellini, non hanno provocato reazioni, sono stati ignorati, nella migliore delle ipotesi, o censurati, volontariamente ignorati da chi non vuole fare pubblicità al nemico. Perché questo è il clima che si respira in Italia, ti leggo di nascosto per informarmi come farebbe una spia ma non discuto con te quando dici cose sensate, non ti faccio pubblicità rischiando che le tue idee sensate facciano perdere consenso al mio partito. Il clima è lo stesso che si respirava negli anni di piombo, constatare che non si esce dal recinto della militanza ideologica è qualcosa che fa rabbia e pena allo stesso tempo. La gente per strada alla fine o si disinteressa alla politica perché non ha nessuna intenzione di diventare una persona nevrotica e litigiosa che è sempre lì a lottare su ordine del partito per qualcosa anche quando non ne vale la pena, oppure finisce per convincersi che la politica sia in pratica l'equivalente del tifo sportivo: scegli la tua squadra e dai addosso a tutti gli altri e, perché no?, anche all'arbitro.

I media che in Italia sopravvivono grazie a soldi pubblici si inginocchiano di fronte a chi potrebbe farli licenziare con una telefonata o si scagliano con l'astuzia del cane mordace per attaccare il nemico del padrone politico che li protegge. Non è un clima sereno, tranne alcuni casi che hanno rinunciato alla carriera pur di non gettare via l'integrità etica e morale, il giornalismo italiano non è professionale ma è pura militanza schierata e faziosa. È normale che sia così dove è la politica che paga direttamente gli stipendi dei giornalisti. In questa situazione si verifica una selezione delle notizie che non ha nemmeno bisogno di un ufficio censura di stampo fascista per irregimentare l'informazione e orientare in maniera fraudolenta l'opinione pubblica, infatti i giornalisti si autocensurano, oppure utilizzano i mille trucchi che mette a disposizione la retorica per manipolare, sfruttare, distorcere l'informazione in modo tale che vada a procurare vantaggio al proprio partito di riferimento. Addirittura ho sentito giornalisti considerati e rispettati (Scalfari in una recente intervista) vantarsi di fare informazione per conto di uno schieramento politico.

Se un dirigente di partito va in tv o sui giornali a esprimere un'idea stupida, banale, formulata con la baldanza del frate di un ordine minore che si allena nella sua celletta a fare prediche come farebbe un gesuita o un barnabita, il giorno dopo tutti ne parlano. Se un fatto di cronaca può venire utilizzato per sostenere posizioni lapalissiane ecco che parte un tam-tam assordante per sottolineare da che parte stanno i buoni e i puri, per gridare e manifestare la stupidità e malvagità dell'avversario politico. Nei tanti problemi enormi italiani che sono tanto evidenti quanto ignorati di certo quello del giornalismo non è di scarsa importanza dal momento che i media sono gli intermediari fra il potere politico e l'elettorato. Quello che suona assurdo è che al posto di affermare l'indipendenza dalla politica e assumere le proprie importantissime responsabilità come fucina pubblica delle idee del paese, come piazza in cui le migliori menti sono invitate a discutere di problematiche complesse e delicate, il giornalismo italiano a forza di stare in trincea per difendere il proprio partito anche quando ha torto, per attaccare l'avversario politico anche quando ha ragione, non ha più nemmeno la forza di alzare la testa.

Non è solo Tabellini, questo è solo l'ultimo esempio (il testo è qui http://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=6592) dei tanti che noto e sono moltissimi e sono quotidiani, a volte addirittura sembra che una notizia stupida si riproduca e venga proposta dappertutto solo per distogliere l'attenzione da un'altra notizia che, per dovere o distrazione, è riuscita a far capolino sulla superficie dell'informazione ufficiale delle grandi testate. Anche internet riflette la situazione dei media tradizionali dal momento che i blog più seguiti, a parte quelli che, ricorrendo agli stratagemmi di marketing tipici del mondo analogico, ottengono accessi grazie alla vicendevole pubblicità e alla ramificazione dei favori e delle conoscenze reciproche, sono tenuti da giornalisti o da persone che vorrebbero fare il giornalista. Ci sono però delle eccezioni che trovano modo di esprimersi in rete dove altrove non potrebbero. Ci sono voci fuori dal coro che si sforzano di fare sul web informazione corretta e indipendente anche in Italia come succede in democrazie degne di essere chiamate tali. Purtroppo queste voci, come quella di Tabellini, vengono volutamente o scioccamente ignorate da chi fa parte di altri ingranaggi, di altri processi, dell'emanazione infettiva di quella mentalità italiana che si realizza con atteggiamenti, abitudini, regole implicite, un insieme di peculiarità immateriali che si può definire mafiosità congenita.

O forse quello che dice Tabellini, la denuncia di un problema di fondo che è squisitamente culturale, non val la pena di essere discusso, non suscita domande, non esorta a capire, non è uno spunto di riflessione gravido di conseguenze. Giudicate voi, se potete, se vi sentite liberi di avere un'opinione tutta vostra, maturata con approfondimenti e ragionamenti. Se invece trovate più comodo farvi imboccare dal partito/mamma/chiesa su tutto e vi sentite sporchi e cattivi anche solo a ipotizzare di pensarla diversamente, allora lasciate stare, leggete solo gli articoli che scrivono i giornalisti con in tasca la tessera del vostro partito, prestate attenzione solo alle notizie che il partito ritiene non siano troppo pericolose per la vostra salute mentale. Viviamo in un campo di rieducazione grosso come l'intero Stato, tormentati da una propaganda continua e martellante che avvelena l'esistenza delle brave persone di buon senso che, esasperate e rassegnate, tirano la carretta tutti i santi giorni. Poi qualcuno si meraviglia se i giovani vogliono scappare all'estero, se preferiscono restare single e disoccupati che venire imbottigliati dallo Stato più di quanto già non siano per il solo fatto di essere nati qui.


venerdì 19 novembre 2010

Stato confusionale.

Il ritardo che accumula lo Stato si misura non solo nella permanenza di leggi che dovrebbero essere state sepolte da un pezzo, ma anche scorrendo un lunghissimo elenco di mancanze che lo Stato non vede neppure come tali.

In tema di zombie possiamo iniziare dal finanziamento pubblico. La televisione pubblica non solo incassa introiti pubblicitari come una qualsiasi tv privata ma incassa pure una tassa (evasa dal 40% degli obbligati) basata sulla proprietà di apparecchiature che potrebbero consentire la visione della tv, che si tratti di telefonino o computer. Esistono i decoder, il pay per view, le tv digitali e satellitari, il 60% che non evade paga questa tassa zombie per pagare lo stipendio a chi? Anche il finanziamento pubblico agli editori, nello specifico agli editori di giornali, è una legge zombie alla quale un eroe dovrebbe sparare in testa. All'estero se un giornale non fa utili chiude, lo sta facendo il New York Times, mica la gazzetta di Cernusco sul Naviglio, con la sua edizione cartacea, diventando un giornale completamente digitale su internet. Per non parlare del finanziamento pubblico ai partiti politici, li stanno incassando a tutt'oggi anche partiti che sono scomparsi da anni.

Sempre zombie sono le accise sul carburante. Comprando la benzina i nostri soldi finiscono in conti per il terremoto avvenuto a metà del secolo scorso, in un conto per pagare gli stipendi degli autisti dei tram, son cose da matti o no? Se tutto questo è normale allora anche i morti che escono dalle tombe per nutrirsi dei vivi è normale. Zombie sono gli ordini, abbiamo ordini professionali per tutto, manca l'ordine della casalinga e dell'assassino prezzolato. Meccanismi fatti in modo tale da garantire tariffe e compensi calcolati al di fuori dal mercato, sistemi di cooptazione che ignorano criteri meritocratici. Zombie sono anche i ragionamenti di chi, di fronte a una disoccupazione del 12% ci viene a dire che ci servono gli immigrati, che dobbiamo ringraziarli per essere venuti qui a darci una mano, che gli italiani non vogliono più fare certi lavori. Eccerto, parli di lavori in nero da schiavi sottopagati come quelli poi scoperti in Calabria ma che sono la norma ovunque in un paese che per far fronte alla concorrenza di paesi con costo del lavoro irrisorio e zero garanzie per il lavoratore ha riscoperto lo schiavismo? Parli di futuri elettori del tuo partito che vanno a rinfoltire la classe dei proletari e dei diseredati? All'estero, dove sono leggermente meno zombie di noi, l'immigrazione è regolata, il lavoro è controllato.

Zombie ovunque e nessuno ci fa caso. Zombie le politiche di sostegno all'economia. Incentivi per l'acquisto di motorini, di macchine, di elettrodomestici. Siamo il paese che ha più motorini e macchine pro-capite dell'intera Europa, quante cazzo di macchine, motorini e frigoriferi volete farci comprare? Questi sono zombie, ragionano come zombie. Zombie le modalità di finanziamento dei Comuni, lo sanno tutti che campano con le multe. Sempre meglio di prima, quando lo stesso governo che ci ha fatto entrare nell'euro fissando la lira non a 1000 ma a 1936.27, con la prima banconota disponibile che vale 10mila lire – vi rendete conto che siamo governati da zombie? -, lo stesso governo che al posto di permettere il licenziamento alle ditte con più di 15 dipendenti contrariando i vecchi ha preferito gambizzare le nuove generazioni introducendo leggi sul lavoro che hanno di fatto distrutto il contratto a tempo indeterminato, lo stesso governo che voleva finanziare i comuni tassando la proprietà della casa, così che ti ritrovi a pagare l'affitto allo stato per una cosa che è tua, lo stesso governo che ora si chiede senza darsi risposta come mai non vince le elezioni, come mai la gente preferisce votare il diavolo in persona piuttosto che rimandarli al governo, robe da matti.

Zombie sono i media dell'informazione, dove per fare un esempio che valga per migliaia ci dicono che gli incidenti sul lavoro in Italia sono più che nel resto del mondo ma si dimenticano di aggiungere che la differenza sta tutta negli incidenti in macchina, tolti i tamponamenti e le uscite di strada in fatto di incidenti sul lavoro siamo perfettamente in media col resto del mondo. Questo lo vieni a sapere se ti informi su internet, leggendo articoli di gente che non è iscritta all'albo dei giornalisti ma si è presa la briga di sfogliare i dati, di approfondire la notizia. Zombie sono le infrastrutture e chi le gestisce. Le autostrade, acquistate a debito con l'appoggio delle banche, senza sborsare una lira di tasca propria, che non rispettano gli accordi di concessione, per esempio non facendo la dovuta manutenzione, continuano a incassare le tariffe. Le poste, amazon non ha ancora aperto una succursale italiana anche perché le poste italiane non sono affidabili, e non è una balla, un sacco di negozi on-line specificano che non spediscono in Italia o spediscono però senza garanzia.

Vi rendete conto del livello di zombie che è l'Italia o devo andare avanti a fare esempi? Questi vanno in tv a parlare di valori, a far la figura dei pagliacci, quando qui c'è ben altro di cui parlare. E noi parliamo di tv, parliamo di come la pensa questo o quel giornalista riguardo alla cazzata del giorno, che sia un omicidio efferato di cui i parenti stanno cedendo i diritti per uno sceneggiato e un romanzo o sia la sfiducia a un ministro perché non ha saputo impedire il crollo di un pezzo di cemento armato costruito male due anni fa in un fottuto di cimitero di lava, manco fosse crollata una basilica medievale, e ditemi adesso che non parliamo di zombie. Di questo parlano i media italiani, di un sacco di fesserie da zombie mentecatti. Non so se lo fanno perché sono scemi loro, perché ritengono che siano scemi i potenziali accrescitori dell'audience, perché vogliono che anche chi potrebbe uscire dal coma dell'imbecillità non debba essere aiutato a farlo.

Adesso passiamo alle mancanze, al futuro che lo Stato nemmeno vede. Per esempio siti istituzionali gestiti e garantiti dallo Stato per l'intermediazione on line. Sito statale per inserzioni, sito statale per aste, sito statale per turismo, sito statale per l'offerta di ristorazione, le possibilità sono infinite e non rubano lavoro a nessuno, anzi, semmai incentivano l'aumento del giro d'affari in molti settori favorendo l'incontro sicuro e tutelato fra domanda e offerta. Guardate cosa fanno all'estero, su internet c'è pieno di notizie dal mondo, fanno cose stupefacenti, intelligenti, da copiare immediatamente, senza perdere neanche un minuto. Noi siam qui a fare le solite frociate modaiole, prodotte all'estero, o nei distretti cinesi clandestini di Prato, e portate qui solo per metterci l'etichetta made in italy, a campare di pubblicità. Aumentiamo il debito pubblico per finanziare il benessere senza aver più lo sfogo di inflazione e svalutazione. Sono rimasti indietro, sono usciti dalla tomba e vagano con aria ebete senza sapere nemmeno cosa stanno facendo. Hanno fatto la tv digitale e non la banda larga, per dire dove investono per il futuro: nella vecchia tv, robe da matti.

Chi ve le dice queste cose? Nessuno, ecco chi. Hanno paura che vi incazzate e spaccate tutto? Non lo so, so solo che stanno tutti zitti, che parlano d'altro, parlano soprattutto di persone, come se dovessimo votare a seconda di quanto va a troie un vecchietto rintronato o di quante ville si è costruito usando i soldi in società off-shore. Chi se ne frega! Dimmi come sistemi il Paese, fai almeno finta di avere un'idea approssimativa che non sia una delle furbate che hai avuto in passato e che ti hanno fatto perdere voti per 20 anni. Parliamo di energia, ogni giorno leggo di invenzioni in giro per il mondo, a volte fatte da italiani fuggiti all'estero, e mai di progetti nostrani. È tutto fermo, è tutto morto, questi zombie pensano solo alle loro beghe partitiche e a come mandarsi a casa a vicenda, pensano solo a mettere le mani sui soldi per toglierli agli amici dei nemici e darli agli amici degli amici. Siamo gli unici che non hanno avuto attentati e che hanno vietato il wi-fi libero attaccandosi alla scusa del terrorismo. Questi zombie ci prendono per il culo e non ci sono alternative. Anche i giovani che mirano a prendere il loro posto sono zombie perché la selezione della classe dirigente, specialmente di quella politica, non avviene mediante scuole, percorsi di studi in economia pubblica, no, avviene per fede nella religione/ideologia e per militanza.

Basta, ho smesso di fumare e tendo a scaricare il nervoso con questi lunghissimi post dai toni accesi, scusate, il predicozzo è finito, andate in pace. La prossima volta cercherò di essere più diplomatico e pacato.

mercoledì 17 novembre 2010

Hic sunt leones

Una delle molte caratteristiche peculiari dell'intelligenza umana che interferiscono con i processi mentali razionali è la tendenza a escludere variabili che rendono troppo articolata la computazione, troppo aleatorio il risultato, troppo complessa la formulazione di un criterio di scelta condivisibile. In termini più semplici il nostro cervello è uno strumento che usiamo per produrre dati a sostegno di quello che fin dal principio vogliamo dimostrare, al fine di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Prima decidiamo cosa vogliamo, poi mettiamo assieme tutto quello che serve per ottenerlo e per convincere gli altri che è giusto così. Il problema è che un sacco di gente pensa il contrario, è convinta che il cervello, spinto da energie cosmiche di raziocinio assoluto, capisca prima cosa è giusto e solo per caso da queste rivelazioni illuminanti ne derivano benefici per qualcuno che, guarda caso, è il proprietario del cervello che ha avuto la pensata.

Gli obiettivi sono sempre personali ed egoistici, l'altruismo è un accordo, un contratto, una concessione che non è mai gratuita e disinteressata. Il welfare serve a chi ne gode per ovvi motivi ma serve anche a chi lo garantisce per motivi meno ovvi, che non hanno niente a che fare con l'altruismo. Se un politico parla di altruismo come obbligo morale o principio o diritto allora è scemo o pazzo, ha sbagliato mestiere, doveva fare il religioso. Non serve un quoziente intellettivo mostruoso per capire che conviene al ricco che non ci siano poveri così poveri da non aver niente da perdere nel compiere reati spinti dal bisogno. Al sano conviene che non ci siano persone malate che se ne vanno in giro a spargere virus e batteri. All'istruito – istruito non vuol dire intelligente, ci sono stupidi molto istruiti e intelligenti analfabeti - conviene che il maggior numero di persone abbia, come l'ha avuta lui, la possibilità di far propri gli strumenti intellettuali che aiutano a capire meglio la realtà. Non si tratta di essere altruisti, si tratta di puro egoismo trasferito sul livello sociale. Non si tratta di destra o sinistra, l'obiettivo è comune, cambiano i modi proposti per la realizzazione.

Altra caratteristica è per esempio l'orizzonte di tempo limitato. Non ci preoccupiamo del futuro fino a quando non siamo obbligati a farlo. Sappiamo che finirà il petrolio ma ce la prendiamo comoda, abbiamo ancora 20 o 50 anni davanti, magari anche 100, che fretta c'è? Fa niente se nel frattempo inquiniamo e modifichiamo il clima. Anche di spazio abbiamo dei limiti, non ci interessano cose che succedono a persone che non conosciamo, o che abitano in posti lontani. Così non ragioniamo in termini planetari. Preferiamo mobilitare le merci piuttosto che omologare i prezzi. Siamo pieni di localismi culturali, politici, economici. L'Italia è uno di questi: nel decennio 2000-2010 è cresciuta del 2.4%. La Francia 12.5%, Usa 17.7%, Spagna 22.4%. Su 180 Paesi nel mondo, l'Italia si classifica al 179 posto, peggio di noi c'è solo Haiti. Eppure se apri i giornali o accendi la tv che cosa ti propongono? Parlano di tutto tranne che di quello che conta davvero. Parlano di loro stessi, delle ipotetiche differenze fra di loro. Parlano di valori e di scandali e di piccoli eventi di scarsa importanza. Non vedono al di là del breve periodo, non vedono al di là dello steccato del loro giardino. Però inneggiano all'altruismo, come se facessero i politici non perché ci tengono a soldi e carriera e potere ma per farci un favore, sacrificandosi al posto nostro per il bene superiore.

Riassumendo: non ci piace riconoscere le nostre fondamenta egoistiche, non ci piace occuparci oggi di problemi che emergeranno domani, non ci piace riflettere su questioni lontane da casa. Meno male che ci reputiamo la specie più intelligente del pianeta, pensa quanto devono essere state stupide le specie che si sono estinte. Per favore datemi un egoista che fa il politico per professione, mi dica cosa si può fare e cosa no, come si può fare quel che si può fare, mi dica come intende prepararci al futuro, come intende reagire a quello che succede non solo dentro ma fuori dai confini nazionali. Questa è gente che deve uscire da una scuola, è gente che deve essere professionale, non puoi prendere uno che ti fa le belle prediche e metterlo al governo perché è riuscito a convincere la gente a dargli il voto. Democrazia va bene, ma per far scegliere al popolo fra alternative valide, non per mandare al potere un deficiente che illude l'elettorato di poter compiere miracoli.


lunedì 15 novembre 2010

Niente panico.

Sono stato a letto con la febbre e ho smesso di fumare da una decina di giorni. Mi tremano le mani e ho l'impressione di non essere più in grado di pensare. Per calmarmi ho pensato di fare una lista di belle notizie ma me ne vengono in mente solo di cattive, per cui non leggete questo post, sono solo un mucchio di chiacchiere buttate giù per non pensare al tabacco.

1 - Allarme tbc resistente a tutti gli antibiotici, allarme batteri resistenti a tutti gli antibiotici. La tbc è tornata e uccide, non ci sono cure. Trovare nuovi antibiotici costa troppo rispetto a quello che rende, conviene di più investire nella ricerca di medicinali che si usano tutti i giorni e non perdono rapidamente di efficacia. Gli antibiotici non sono redditizi quanto altri tipi di farmaci, non val la pena farci sopra investimenti. Alcuni batteri resistenti agli antibiotici originari dell'india si stanno diffondendo in Inghilterra per via del turismo chirurgico: la gente va in india a farsi fare operazioni di chirurgia estetica perché là costano meno che in patria. Si sta diffondendo di nuovo la sifilide. Sono tornati i pidocchi e le piattole. Quest'anno arriva l'attesa pandemia che deve falcidiare mezza popolazione mondiale o la sfanghiamo anche stavolta? Pensa se la spagnola avesse avuto a disposizione per diffondersi i tanti aerei, navi, treni e le dense metropoli moderne. Abbiamo creato un ambiente ideale per i bacilli.

2 – La situazione dei pigs europei è immutata, critica era e critica è. Per mantenere il welfare serve produrre ricchezza, altrimenti si muore soffocati dai debiti. La ricchezza oggi viene prodotta in india, cina, corea... Gli usa sono in pungo ai cinesi che comprano i titoli del tesoro americani e si rifiutano di agire sul cambio, sul costo e sui diritti del lavoro. L'europa è ancora vincolata all'idea che gli immigrati ci servono perché si accontentano di poco per fare lavori duri e sporchi per i quali noi chiederemmo garanzie, tutele e stipendi altissimi, all'idea che i cinesi ci servono perché non solo ci costa meno produrre là ma in teoria sono miliardi e potrebbero comprare i nostri prodotti. Nel frattempo l'occidente nel mirino dei terroristi diventa sempre più povero. Oggi il Papa consiglia di tornare a occuparsi con impegno dell'agricoltura, mi sa che non ha tutti i torti, male che vada con qualche patata e due galline si tira avanti, con la cartuccia del toner e la cravatta di seta no. Mi ha fatto venire paura di andare al supermercato e trovare gli scaffali vuoti. Qualcuno mi dice per favore in che prodotti siamo autonomi e quali invece dobbiamo importare? Latte ne produciamo tanto eppure ne importiamo perché quello importato costa meno e così quello nostrano lo buttiamo via. Non me lo sto inventando, è vero.

3 – Alcuni fattori di crisi sono legati a mutamenti nel mercato indotti dalla tecnologia. Settori legati all'informazione e all'intrattenimento vedono orizzonti neri. È divertente osservare la guerra che si sta combattendo a colpi di marketing. Dal 3D – davvero spingeranno tanto il 3D da riuscire a obbligarci tutti a usarlo? - come ridicola chiave di criptazione hardware alla distribuzione vincolata a un singolo operatore autorizzato alla rivendita come apple – davvero riusciranno a obbligarci tutti a passare da apple?-. Dal impedire il più possibile l'accesso a una rete libera e veloce a leggi che ti tagliano i fili del telefono se tu, tuo figlio di 8 anni, l'amico che hai ospitato nel week end, uno di passaggio che è entrato nella tua rete wifi casalinga, qualcuno insomma sbaglia a cliccare o scarica apposta una canzoncina insulsa, un libro, un film, qualcosa che non puoi avere gratis. Come la legge che non potevi fotocopiare più del 10% di un libro, ti ricordi?, dovevi spendere 50 euro per un libro che ti serviva per un esame all'università quando con 5 euro lo fotocopiavi tutto. La legge uscì, ma i negozi di fotocopie erano pieni di studenti lo stesso.

4 – Se smettiamo di comprare petrolio di cosa camperanno i paesi che non hanno altro che sabbia? Fate due conti e scoprite cosa vi costa lavorare. Esatto, quanto spendete per fare il lavoro che fate. Rate della macchina, abbonamenti del treno, carburante, vestiti. Oggetti, ristoranti, viaggi, regali, telefono. Poi il tempo, se siete fortunati lavorate 8 ore per solo 5 giorni la settimana, senza turni, straordinari, festivi. Se è così siete dei privilegiati. Che poi con un precotto nel microonde da mangiare sul divano potete scandalizzarvi a fondo, con massima convinzione, di come ci sia tanta gente al mondo che sta male e fa una vita allucinante. Siamo in un sistema sociale, culturale, mediatico, che ci tiene legati nella poltrona di un teatro e ci mostra a forza quella che dobbiamo considerare la realtà, come nel campo di rieducazione in arancia meccanica. Non siamo più liberi di pensare, di avere opinioni controcorrente, non siamo più nemmeno capaci di pensare senza qualcuno che ci dia suggerimenti, abbiamo paura di pensare, pensare in modo indipendente è diventato pericoloso. O forse è solo l'effetto di astinenza da nicotina, ho smesso di fumare e mi sento parecchio sul nervoso andante.

lunedì 8 novembre 2010

L'impero dei furbi.

Una delle cose che mi piace pensare quando sono all'estero è che intorno a me nessuno, qualora sollecitato a riguardo, esprimerebbe sostegno all'intelligenza del furbo. Non posso dire che lo stesso accadrebbe in Italia. Si ha la forte impressione che qui si creda nell'esistenza di una vera e propria forma di intelligenza specifica per la furbizia. Un talento naturale, un vantaggio genetico, una predisposizione morale vincente. Ogni giudizio sulla persona in Italia deve passare non dal quoziente intellettivo, non dall'esperienza, dalle competenze, dalle qualità caratteriali, no, niente di tutto questo, le forche caudine sono il grado di fottitudine reale e percepito, attivo e passivo.

Al di là dello specchio non conta più niente la realtà, l'Italia è il paese delle meraviglie dove tutto è possibile a chi impara l'arte jedi del gestire le correnti di forza della fottitudine. Devi fottere senza che ti fottano, c'è solo questa regola del gioco in Italia, tutto il resto è lecito. Puoi mentire, rubare, imbrogliare, tradire, l'importante è che entri in un gruppo di amici in grado di proteggerti da eventuali conseguenze sgradite, le ambizioni stupide di chi ha l'assurda pretesa che tutti seguano le regole, persone che non sanno che la regola è una sola. Tutte le altre regole servono solo a tenere occupati gli avvocati in cause che durano decenni e finiscono con una pernacchia.

Quando sono all'estero mi piace pensare che sono in un posto dove la fottitudine è bandita, perseguita, inibita fin dall'infanzia. Non viene esaltata e celebrata come succede in Italia, quando di un ex-furbo si dice finalmente si è trovato davanti qualcuno con più fottitudine di lui. Perché ci si riduce a fare il tifo per i leoni al colosseo, 2mila anni passati per niente, la sete di sangue è rimasta intatta in questa penisola. Guardati intorno, guarda le facce della gente, han tutti in faccia quell'aria da furbetto pieno di fottitudine, da scugnizzo che ha memorizzato le scorciatoie, da rais che non si attacca un francobollo in questo quartiere senza prima chiedermi il permesso. Sembra che abbiano tutti in tasca un lasciapassare con l'autorizzazione a fare quel cacchio che gli pare.

Perché a me la furbizia stanca, è un lavoro fare i furbi che non richiede intelligenza, solo costanza e grande energia, una quantità industriale di fottitudine che è come la droga per i tossici. Se il furbo non ha modo di sfogare la fottitudine quello mi si ammala, si sente un fallito senza qualche regola da eludere, qualche vittima da sfottere, qualche soldo da intascare solo per evitare che lo incassi chi dovrebbe, qualche traguardo da strappare al meritevole per darlo al figlio del cognato di mia cugina che è un bravo figliolo mi sta simpatico ha un sacco di fottitudine ancora tutta da esprimere ma è in gamba col tempo si farà.

Poi ci sono esempi eclatanti di fottitudine che mi lasciano stordito, sono capolavori di presa per il culo. Prendi per esempio l'ambiente, l'ecologia. Cosa mi dici di quelli che da una parte esaltano la classe operaia e dall'altra sembra abbiano scoperto ieri che esiste la natura, come se la faccenda dell'industrializzazione fosse avvenuta di soppiatto, per mano di quei cattivoni che andavano a prendere i lavoratori e li portavano via con la forza dalla bellissima vita di campagna. Ci sono delle opere scritte dagli storici, dagli intellettuali, da persone insospettabili, di cui mai diresti che sono dei maestri jedi di fottitudine eppure ti raccontano mondi che esistono solo nelle loro teste.

Non dico che la fottitudine sia una scelta volontaria. Spesso ho il forte dubbio che sia una risposta automatica, una specie di impulso predatorio che spinge gli stupidi e i malvagi, spesso le due qualità coincidono, a far branco per eliminare la concorrenza degli intelligenti, onesti e ragionevoli, in termini di furbizia 'i fessi'. Perché il furbo si crede davvero superiore, è davvero convinto che gli intelligenti facciano tutte quelle cose da prendere bei voti a scuola perché sono programmati così, povere bestie, sono sfigati che strisciano nel fango alla ricerca di qualcosa da leggere, che agli onesti manchi qualche rotella perché è troppo da masochisti non barare quando lo scopo è vincere.

Un altro esempio eclatante è l'intero sistema economico. Ti dicono è diventato famoso perché piace alle masse. Nel senso che i suoi meriti sono impliciti, non dobbiamo nemmeno accertarci che ne abbia, di meriti, quello che conta è che è lì, ha venduto molto, ne parlano tutti, l'hanno votato. Ma alle masse cosa piace? Le masse sanno cosa piace alle masse? La fottitudine del pubblicitario sa cosa piace e cosa piacerà alle masse perché sarà lui a spintonare le masse come una mandria di vacche, come cuccioli di cane che lottano fra di loro per ricevere un complimento dal personaggio naz-pop-tv del momento. Davvero pensi che siano tutti come dei Gandhi del mercato che partono da soli e man mano le folle gli si accodano come a Forrest Gump?

Un ultimo esempio, ma potrei farne altri, è il sistema dei valori. Non abbiamo più nessuna certezza ma solo pareri, regole scritte da gente che non c'è più e vengono seguite senza sapere perché. Anche qui ci dicono cosa dobbiamo pensare delle famiglie gay, dei cani abbandonati, delle tasse patrimoniali, dell'effetto serra, della mancanza di acqua potabile in certe zone del mondo, dello sfruttamento minerario. È fottitudine al massimo grado, la politica. Devi essere o molto stupido o così furbo da così tanto tempo da non farti più schifo nemmeno rimangiare il tuo stesso vomito. Tu tu svegli, ti lavi, corri al lavoro, curi i figli, compri tutti quello che i pubblicitari ti dicono, ti dichiari d'accordo con tutto quello che i politici ti dicono, e nel tuo intimo quello furbo, l'unico furbo davvero, quello dal lato oscuro della fottitudine credi di essere tu.

Alla fine non si salva nessuno, ecco la verità. Ci saranno solo un sacco di persone che si lamentano di essere state fottute più di quanto siano riuscite a fottere. Non è così che si vive nel mondo vero, il mondo in cui mi fa piacere pensare di essere quando mi trovo all'estero. Un mondo di persone per bene, che è anche il sogno del furbo quando attraversa un raro momento di incertezza, sogna un bel villaggio di testimoni di geova che non sono ancora stati insozzati dalla fottitudine dei furbi. Questo è il vero cancro della società italiana: la convinzione dei furbi che non esista intelligenza in grado di smerdarli per quello che sono: patetici, egoisti, presuntuosi e ipocriti approfittatori.

lunedì 25 ottobre 2010

Messaggio subliminale

(Disclaimer: bozza, pensieri in libertà, materiale grezzo)

Un argomento che suscitano interesse negli ultimi tempi è il passaggio in forma digitale dei libri. Dopo la musica e i film, i libri sono una forma di intrattenimento ancora legata a una fruizione analogica. Un libro non è sufficiente ascoltarlo o guardarlo, richiede comprensione del testo vincolata a tempi difruizione soggettivi, richiede un alto grado di attenzione e concentrazione, cosa che rende difficile assorbire il contenuto di un audiolibro mentre si guida, per quanto uno sia portato al multitasking. Mentre leggi non puoi fare nient'altro, a parte respirare e altre funzioni biologiche primarie. Nonostante ciò esistono ancora molte persone non solo disposte ma anche desiderose di estraniarsi dalla realtà mediante l'antica pratica della lettura di un libro.

Il mercato di prodotti che sono espressione di talento artistico, appunto musica lettere cinema, un tempo si reggeva sui mecenati. Gli artisti venivano pagati da esponenti di classe sociali ricche. A un certo punto si l'arte, come è successo a moltissimi altri prodotti grazie alla rivoluzione industriale, si è massificata. Shakespeare scriveva per teatri popolari, Mozart musicava per gente comune, ma bisogna arrivare ai giorni nostri per sdoganare l'arte come merce da supermercato. Da questo momento in poi l'autore lavora per accontentare il maggior numero possibile di potenziali acquirenti. Siamo passati dal soddisfare i gusti dei dei nobili e degli ecclesiastici, poi i mercanti dell'alta borghesia, quindi è toccato ai partiti politici e le case editrici che esprimono nella loro linea editoriale le esigenze propagandistiche del partito di riferimento. Adesso tocca ai consumatori finali.

Il sistema di distribuzione tradizionale è l'ultimo filtro tra autore e consumatore in grado di selezionare l'offerta ponendosi come intermediario obbligato. Il suo ruolo è molto delicato perché le esigenze e le aspirazioni sono molteplici: è chiamato a scegliere prodotti di alta qualità, deve promuovere opere che vadano a braccetto con la frangia politica di referenza, deve far quadrare il bilancio. È proprio quest'ultimo il fattore più stringente. I soldi arrivano come sostegno pubblico dalla politica, come effetto dell'alleanza col potere ancora poco percepito dall'intellighenzia che è quello dei gran visir del marketing mediatico, oppure arrivano dal volume sic et sempliciter di vendita, il che spesso non ha niente a che vedere con la qualità del prodotto o i contenuti ideologici.

Le tecniche di marketing attuali consentono metodi push così efficaci da creare nuovi bisogni, nuove tendenze, nuovi mercati. In pratica creano nuove società e nuove culture senza che gli intellettuali evidenzino il pericolo che rappresenta un potere così forte e così subdolo, o se lo fanno io ancora non vedo gli effetti della loro battaglia culturale. In realtà così grande è il potere del marketing che chi si oppone e apre una polemica perde qualsiasi visibilità e praticamente svanisce. Chi tiene in mano le redini del potere oggi, chi è in grado di spostare denaro e fornire lavoro, è il marketing, i suoi carrarmati sono i mezzi di comunicazione, il suo esercito sono tutti quelli che per un motivo o per l'altro, devono il loro tenore di vita al marketing, hanno qualcosa da vendere, lavorano nella pubblicità o nei media, i suoi schiavi tutti coloro che vorrebbero emergere e avere successo.

Ecco in che territorio ostile è sbocciata la rete. Internet elimina l'intermediazione. Sul web la pubblicità non funziona così bene perché non puoi imporre mode dall'alto, unica voce nel silenzio, sul web tutti possono parlare e rompere gli incantesimi della persuasione mediatica a senso unico. Riporto un commento che ho scritto ieri a un post che parlava degli ebook.

La selezione effettuata dall'intermediario tradizionale, quale una casa editrice esperta e rinomata, permette al consumatore di evitare la fatica, lo spreco di tempo, l'impegno di spigolare nella miriade di possibilità che apre la rete. La funzione selettiva degli intermediari è il solo connotato a sostegno dell'offerta tradizionale. Non è escluso comunque che si possano trovare altri metodi di selezione, aperti e neutrali, come accade già su anobii per esempio, dove si possono leggere recensioni volontarie e gratuite di lettori che non hanno alcun secondo fine nel promuovere o stroncare un libro. Devo dire, dal canto mio, che ultimamente mi trovo a fare affidamento più sull'opinione di un lettore la cui recensione in passato mi è stata utile che quella di un 'professionista' pagato da un giornale.

Un altro aspetto positivo è nelle motivazioni dell'offerta. Fare musica e/o scrivere per diventare ricco e famoso con i diritti d'autore e con i proventi collaterali del successo e della fama nello show business probabilmente in futuro non sarà più possibile. A motivare gli autori sarà in primo luogo non sogni costruiti attorno allo star system ma la passione autentica per l'espressione di una forma d'arte. Ho scoperto grazie alla Rete un sacco di scrittori e musicisti che trovo geniali e non mi vedo offerti, né ora né probabilmente mai, mediante i canali tradizionali.

A guardar bene il primo settore a subire la metamorfosi è stato proprio quello dell'informatica. Parlo dei programmatori di professione che si son visti fare concorrenza da persone che non campano producendo righe di codice ma, per passione, hanno messo a disposizione programmi perfettamente funzionanti freeware, shareware, addirittura beeerware o postcardware. Oggi come oggi è possibile, volendo, usare un computer spendendo zero per il software in maniera del tutto legale.

C'è una cosa importante da sottolineare però: l'ambiente. Il software libero ha proliferato grazie a un ambiente aperto, Windows – almeno all'inizio - in particolare, che dava strumenti di programmazione semplicissimi, utilizzabili anche da un ragazzino, tipo il basic, poi qbasic, poi visual basic. Quello che sta succedendo ora, con la politica Apple, Kindle – ma anche ps2, xbox nel campo, non meno ricco, dei giochi - e altri, è una progressiva privatizzazione dell'ambiente, dove non puoi accedere a tutti i contenuti, non puoi usare hardware diverso da quello autorizzato, non puoi fare niente tranne quello che ti viene permesso. Da una logica del tutto è permesso tranne quel che è vietato, a una di tutto è impedito tranne quello che è consentito.

La sfida non è tra libri di carta e libri di bit, ma riguarda i tentativi di sopravvivere della struttura di intermediazione tradizionale in tutti i modi possibili, dalla creazione di canali distributivi privilegiati alla pressione per una normativa più stringente. Non so come andrà a finire, ma se cercano di spaventarmi profetizzando la scomparsa di scrittori e musicisti mi vien da ridere, allora nelle società primitive non dovrebbero esserci state pitture rupestri, canti, danze, racconti...

E il panorama attuale dell'offerta sono libri di politica scritti da comici, libri comici scritti da politici, libri politici scritti da giornalisti, libri di cronaca scritti da romanzieri, biografie di vittime e carnefici… e poi ci sono dan browm, harry potter, la saga dei vampiri, sai che panorama meraviglioso rischiamo di perdere. Neal Stephenson mi piace è si trova gratis in rete, quando rizzoli da noi ha pubblicato in italiano solo i primi due romanzi di una trilogia, il terzo capitolo no. O Doctorow. O quello scrittore di fantascienza russo che è uscito su carta, vendendo moltissimo, solo dopo aver avuto successo in rete. Insomma il panorama è la Rete, gli intermediari scelgono al posto nostro e scelgono non in base alla qualità ma in base alle previsioni di vendita. Forse un tempo si stampavano libri in perdita facendo mecenatismo, ma oggi son poche le case editrici che non tengono gli occhi sul bilancio, sulla politica, sul marketing.

Ogni volta che si verifica una rivoluzione non viene percepita a causa della
resistenza messa in campo dalle forze conservatrici ma un passaggio graduale
è certamente preferibile a uno iato spesso violento che rischia di diventare
futile, non ché dannoso nella fase distruttiva. Come se qualcuno ci dicesse:
verrai a ringraziarci un giorno, quando il nuovo futuro non potrà più venire
assimilato o paragonato in alcun modo a quanto è già accaduto in precedenza.

lunedì 18 ottobre 2010

Pubblicità comparata.

Se qualcuno che conosciamo ci chiedesse di posare nudi quanto chiederemmo? Ipotizziamo un parente, un compagno di scuola, un collega di lavoro. Ammesso che non trovassimo la richiesta immorale e fortemente censurabile, quando non perseguibile penalmente, quanto chiederemmo, 100 euro? Se la tua immagine priva di vestiti o ritratta in situazioni imbarazzanti viene proposta alla visione di 1 milione di persone, fatti due conti devi essere pagato 100 milioni di euro. Non credo che modelli e modelle guadagnino così tanto. La pubblicità è considerata quale un'opera di finzione, alla stregua di un film o un romanzo. Vendere qualcosa di se stessi, che quasi certamente mai si cederebbe per denaro in casi isolati nella vita reale, viene equiparato alla partecipazione a un evento artistico. La pubblicità come arte? Davvero? I produttori di merce sono i moderni mecenati? È come se Michelangelo avesse messo in mano alla Vergine della Pietà un barattolo di frutta sciroppata che si illumina a intermittenza. Recitare l'Amleto e sorridere con in mano una brioscina è sostanzialmente la stessa cosa? Non mi si nomini Andy Warhol per favore, non c'entra.

Ci stupiamo di fronte a notizie che parlano di bambini che devono lavorare, che sia curare la mandria, mungere le capre, scavare in miniera, cucire vestiti. Non ci stupiamo però di vederli recitare nelle pubblicità. Nei film e in teatro sono necessari alla rappresentazione di una storia, sappiamo di tempi in cui solo gli uomini recitavano e facevano anche la parte delle donne, ma la parte di un bambino chi la può fare se non un bambino. Non ce lo vedo un vecchietto nella culla del presepio vivente, neanche se lo Warhol della situazione gli fa mettere la cuffietta in testa e il ciuccio in bocca. Sto per dire una cosa scioccante: nell'occidente sviluppato e moderno e progredito facciamo lavorare i bambini! Perché non è sfruttamento del lavoro minorile un bambino che fa pubblicità? Si possono avere dei dubbi quando li si fa cantare e ballare in tv come le scimmie ammaestrate del circo (che non ci sono più, siamo molto sensibili sul maltrattamento degli animali), ma nessuno può affermare con la speranza di trovare consenso che i bambini usati nelle pubblicità non stiano lavorando.

Si può invitare all'acquisto di un giocattolo senza bisogno di far vedere bambini che lo utilizzano. E non voglio spingermi a parlare di pubblicità che utilizzano bambini per vedere prodotti che con i bambini non hanno niente a che fare! Tipo le assicurazioni, le automobili, i computer, e mille altri esempi potrei elencare. Nessuno si è mai chiesto che tipo di messaggio riceve un bambino che vede altri bambini nelle pubblicità? Che modello educativo contraddittorio è quello che da una parte invita alla serietà, ai famigerati valori, e dall'altra propone esempi che vanno in tutt'altra direzione. Mi ricordo discussioni e polemiche sui cartoni animati, sui videogiochi, su giocattoli politicamente scorretti come fucili a molla e bambole di colore vendute a prezzo inferiore rispetto a bambole wasp. Un esercito di specialisti si occupa tutti i giorni di proteggere la delicata mente dei bambini con argomentazioni a volte al limite del razionale. Eppure non mi viene in mente neanche un articoletto streminzito che analizzi lo sfruttamento dei bambini nella pubblicità.

A dire il vero alcuni specialisti mettono in guardia dall'esporre i bambini al pericolo della tv, come se fosse possibile quando poi vanno a scuola e non sanno di cosa stiano parlando tutti i loro amici quando nominano giocattoli e cartoni animati. Nessuno però suggerisce di eliminare il pericolo alla fonte, impedendo l'utilizzo dei bambini per scopi pubblicitari. Questo dovrebbe far riflettere: o davvero non viene considerato un problema o invece il potere della pubblicità è così grande da silenziare ogni voce scomoda. E i genitori? Mi chiedo se spingano i loro figli a vincere provini, se pensano sia un trampolino per mettere piede fin da subito in un ambiente danaroso che il più delle volte non richiede merito né lunghi percorsi di studio ma solo accettazione e professione di fede, come una religione, come una tribù. Più ci penso e meno riesco a capire perché è considerato normale non solo bombardare i bambini di pubblicità, ma usarli anche come arma psicologica per colpire i coetanei. Se venire pagati per fare qualcosa è un lavoro, allora i bambini lavorano anche qua, è non so se è meglio per un bambino imparare a mungere una capra o finire nel mondo dello spettacolo.

venerdì 8 ottobre 2010

The glass age.

Internet potrebbe farci entrare in un'era di vetro sfondando i limiti di parecchie dimensioni che descrivono la nostra esistenza, a partire dalle dimensioni più familiari: lo spazio e il tempo. Da molte parti arrivano tentativi di impedire l'avvento di questa nuova era e ancora non possiamo sapere se riusciranno a posticiparne la realizzazione.

Lo spazio viene annullato dalla velocità con la quale qualsiasi bit di informazione fa il giro del mondo. Non ancora possibile essere presenti fisicamente in un altro luogo trasferendo su cavo i nervi che trasmettono dati sensibili al nostro cervello, ma è certo possibile già adesso vedere, ascoltare, interagire a distanza usando intermediari tecnologici. La lontananza non è più un impedimento quanto lo era fino a poco tempo fa, quando era necessario spostare e spostarsi.

Il tempo viene annullato nella misura in cui diventa impossibile dimenticare qualcosa, la quantità di informazioni che rimangono archiviate nel database digitale mondiale è immensa. Non servono lunghe ricerche nei polverosi archivi di qualche magazzeno remoto per trovare un'informazione, la rapidità dei computer ci consente di 'ricordare' qualsiasi cosa nel giro di pochi secondi, ovunque si trovi nel mondo.

Eppure tutto questo si basa su una infrastruttura fragile. Basta troncare un cavo oceanico. Una tempesta magnetica potrebbe distruggere i supporti digitali. La rinuncia allo spazio comporta il rischio di perdite dei dati definitive e irrecuperabili. La rinuncia al tempo comporta il rischio di una memoria che non dimentica. Il potere politico è in grado di controllare internet in molti modi, dalla censura allo spionaggio, passando per le normative che regolano l'accesso, l'utilizzo, i diritti e i doveri legati a libertà di espressione, diritto d'autore, pornografia, violenza, violazione della privacy. Il potere economico è in grado di imporci strumenti di accesso alla rete legati alla fruizione di servizi esclusivi, trasformando un ambiente libero in uno uno presidiato con la scusa di proteggere l'utente da pericoli e abusi.

Questa è la grande sfida di internet, molto simile a quella della democrazia: dimostrare di meritarsela. Gli interventi dell'autorità e gli stratagemmi di marketing fanno sempre leva sulle debolezze umane. Non possiamo mettere telecamere perché anche tu, cittadino, potresti avere un motivo per non voler essere ripreso. Questo dicono i politici. Ti vendo questo dispositivo che ti obbliga a usare solo la parte di internet che decido io, ma in questo modo ti proteggo dai pericoli e ti faccio sentire figo. Questo dice l'azienda che ti vuole tutto per sé.

Ci sono i cantori dell'era di vetro. Autori che adottano licenze di condivisione creativa: puoi fare tutto quello che vuoi con l'opera, tranne modificarla, spacciarla per tua, ricavarci dei soldi. Governi che rendono pubbliche in rete statistiche, informazioni che rendono evidenti situazioni che altrimenti rimarrebbero un mistero avvolto nell'omertà di un'ignoranza voluta e difesa. Sono due gli ostacoli principali da superare: la rete non è un posto per fare soldi, la rete non è un posto per tenere le informazioni nascoste.

Per esempio leggo dei taxi di New York. Da quando sono stati attrezzati di gps e gestione computerizzata, si può sapere tutto di dove vanno, quando ci vanno, che strada fanno, a che ora ne servono tanti e in che zona della città. Se ti dimentichi qualcosa sul taxi telefoni, dici dove sei salito e dove sei sceso e loro rintracciano il taxi e ti restituiscono quello che è tuo, cosa che senza questo sistema non accadrebbe mai, la tua roba sarebbe persa per sempre.

Altro esempio. Proprio oggi si vogliono rendere disponibili on line tutti i curriculum degli insegnati pubblici. Sì potrà sapere chi è più bravo di qualcun altro e questo dà parecchio fastidio a molti. Ai cantori dell'era di vetro non dà fastidio per niente. Addirittura potrebbe essere utile a far chiarezza sul sospetto che gli esami di stato in certe città siano taroccati, dal momento che non si capisce perché un sacco di gente si spara centinaia di chilometri per fare l'esame proprio lì e non altrove. Se quelli che vanno a far l'esame lì sono anche quelli più scarsi... non serve un computer per fare due più due.

Dobbiamo prendere decisioni sulla fragilità di un'infrastruttura che potrebbe rompere la rete o farci perdere una quantità immensa di dati in un lampo. Dobbiamo riflettere sull'opportunità di permettere alla rete di 'dimenticare', cosa cancellare e quando è difficile stabilirlo. Dobbiamo capire che governi e aziende hanno un rapporto di amore/odio con la rete, senza che esista alcuna autorità deputata a ragionare e 'parlare' a nome della rete, perché giuridicamente la rete non esiste (non ha un proprietario, non ha un consiglio di amministrazione, non ha un ufficio legale). Dobbiamo prendere una posizione sulla privacy molto più articolata di quella attuale, verificando il rapporto costi/benefici di scelte riguardanti la pubblicazioni di informazioni che per qualcuno devono restare segrete in nome di un principio e non di un'effettiva motivazione razionale.

martedì 5 ottobre 2010

Vade retro nobel.

Un futuro studioso di antropologia non si lascerà scappare l'occasione di inserire nella sua tesi sulla stupidità umana (umana ho detto, non solo italiana, non nello specifico dei giornalisti) il caso del premio nobel per la medicina 2010.

Prima di tutto i fatti. Quel gruppo di rimba che tutti gli anni decide a chi dare un po' dei soldi lasciati qui dal fu signor Nobel (si sarà già rivoltato così tante volte nella tomba da scavare un tunnel che arriva al centro della Terra), anche stavolta è riuscito a far scalpore premiando un personaggio scomodo. Il Nobel è mio e lo decido io, questo è lo slogan e se non lo è dovrebbe esserlo. Fatto sta che si scatenano le tifoserie, ci si scanna fra chi pensa che sia meritato e chi pensa che sia una *beeeep*ata.

Quest'anno tocca a un inventore straordinario, ha scoperto che se fai unire uno spermatozoo con un ovulo diventa un embrione. Straordinario, non servono cavoli e cicogne. Ma non si è fermato lì, ha riprodotto il miracolo della procreazione in una provetta. Si è ritrovato con una manciata di embrioni per le mani e ha pensato bene di sceglierne uno - quello più forte? più sano? più bello? - e metterlo nell'utero di una donna, per scoprire cosa sarebbe accaduto. Toh, l'embrione si è attaccato alle pareti dell'utero e si è trasformato in feto. Applausi. Quest'uomo è un genio, di più, un dio formato tascabile.

Grazie a quest'uomo oggi puoi fare molte cose interessanti e divertenti in laboratorio. Prendi l'uovo da una donna, lo fecondi col tuo sperma preferito, lo metti in un qualsiasi utero, anche quello di tua nonna volendo, e aspetti nove mesi circa, quando suona il timer il bambino è pronto e non hai che da telefonare a chi l'ha ordinato, consegnare il prodotto e farti firmare la ricevuta. Ora vorrebbe anche clonare e altre robette per nulla stravaganti tipo mettere gli embrioni che avanzano in frigor per ottenere tessuti e staminali nel caso in futuro il bambino che ha avuto la fortuna di essere stato scelto per nascere abbia bisogno di trapianti.

Fatto numero due: sembra incredibile ma c'è ancora della gente al mondo che si pone questioni etiche: se una cosa è tecnicamente possibile significa che è giusto farla? Domande filosofiche di questo genere che non soppiantano di certo le discussioni al bar sulla partita del pallone. Alcuni di questi professori addirittura si occupano di bioetica. Discutono di mercato degli embrioni, diritto alla vita, uteri in affitto, vendita di ovociti, significato della procreazione umana, cose così, molto più noiose, giornalisticamente parlando, della storia di una coppia che finalmente, alla tenera età di 80 anni, riesce finalmente ad avere sette gemelli.

Veniamo ai giornali, alla televisione, ai media in generale. Questo scienziato che ha vinto il Nobel 2010 lo definiscono il padre di 4 milioni di bambini, è già qui capisci che i media dovrebbero modificare la terapia, questa gli fa dire *beeeep*-ate. Lo ritraggono con dei bellissimi bambini, seduto in un prato, sotto il sole, e tutti sono felici e sorridenti, non si vede il fotografo ma è contento anche lui di sicuro. Parlano di uno dei suoi prodotti, una ex-neonata che ora ha una ventina d'anni e dimostra, col suo rimanere in vita, che lo scienziato dev'essere per forza un genio assoluto.

Fin qui tutto bene, nessuno torce un capello al neo premio nobel, tutto quello che ha fatto è legale, almeno lo è dove lo ha fatto. Passiamo dall'altra parte, vediamo come i media trattano i professori di bioetica. Cosa?!?! Lavorano in Vaticano?!?! Sono cristiani e magari pure cattolici?!?!? Li sentite i cani della muta che annusano e attaccano a sbavare?

Ecco i titoli sulla critica mossa da professori di bioetica ai responsabili del premio Nobel, non allo scienziato, si badi. Il Vaticano attacca, tuona, si scaglia, lancia anatemi. Vaticano contro la medicina. Vaticano accusa il padre dei bebè in vitro. Vaticano infuriato. L'ira del Vaticano. Il Vaticano scomunica. Mi vengono in mente roghi di streghe, esorcisti che schizzano acqua santa in giro, inquisitori che ti fanno baciare il crocefisso. E invece no, parliamo di scienziati in filosofia, che è una scienza anch'essa mi dicono dalla regia, che criticano l'assegnazione di un premio prestigioso per una tecnica (non ha scoperto niente, non ha scoperto una cura per l'infertilità, non ha inventato niente a parte, appunto, una tecnica per unire ovuli e spermatozoi senza necessità di infilare il coso del papà nella cosa della mamma), una tecnica che solleva importanti e tuttora irrisolti problemi etici.

Si capisce che quest'anno non c'era nessuno che ha debellato una malattia, scoperto una cura per la moltissime piaghe che tormentano la nostra specie. Potevano scegliere il giapponese che ha trovato il modo di ottenere cellule staminali da tessuto epidermico, i canadesi che hanno identificato per primi le cellule tuttofare definite poi staminali, ma forse hanno preferito qualcosa in grado di scatenare polemiche, accendere l'interesse dei media, come è già successo in passato con premi assegnati, a voler essere intriganti, solo per il gusto di sbatterla politicamente in faccia a qualcuno.

venerdì 24 settembre 2010

Fuochi d'artificio.

Nel palazzo dell'ONU si incontrano un centinaio di capi si stato e noi qua come al solito teniamo il muso dei media inguazzato nella delle solite pastoie da retroguardia di provincia. Qui ci occupiamo di quei quattro rimbambiti che giocano a fare gli statisti e intanto il mondo là, fuori dalla piccola finestra di questa catapecchia in cui stiamo, va avanti. Ci piace guardarci l'ombelico. Che noia, ragazzi, come fate a lasciarvi coinvolgere, è come guardare beatiful quando sull'altro canale danno heroes. Salva la cheerleader, salva il mondo, non so voi, ma a me è piaciuta quella serie.

Alcune cose che bisognerebbe sapere. Molti inviati, tra i quali anche il nostro, quando sono sbarcati si son messi a far shopping, teatro, ristoranti, si son fatti i cacchi propri allegramente. L'Italia cosa dice all'Onu? A proposito, dirà qualcosa? Forse è meglio di no, che tanto anche se avesse qualcosa da dire probabilmente sarebbe una perla di scemenza. Meno male che almeno c'abbiamo qui il Papa, prima di aprire bocca ci pensa parecchio e qualcuno che l'ascolta lo trova sempre.

Anche la Francia non scherza: ha proposto di tassare tutte le transazioni finanziarie del mondo. Perché trattenersi, Sarko, buttati, facciamo che sequestriamo tutti i soldi in circolazione, tutti quanti. Un pugno di riso a testa e via andare. Certe idee possono venire solo a un francese o a un tedesco, i tizi che han prodotto napoleone e hitler. Con gli italiani pronti a sottoscrivere, va bene tutto basta che ci date una parte del bottino, che noi hanno avuto l'impero romano, certe cose le facciamo da quando voi andavate ancora in giro gesticolando, vestiti con stracci di pelle grezza.

Poi chi c'era? Ah, quello che soggiorna in campeggio e si diverte a pagare volontari disposti a sottoporsi a un esperimento di conversione religiosa. Ha fatto un bello show, mancavano le equilibriste sui purosangue e i suonatori in groppa agli elefanti, ma è riuscito a farmi ridere lo stesso. Uno dei tanti contro israele. Poi c'era la turchia, la palestina, l'iran e un sacco di altra gente che è andata lì solo per quello, per rinnovare l'incazzatura per un pezzo di terra regalato agli ebrei, quanti anni fa? 60? Manco ci fosse sotto un giacimento di petrolio.

Poi è arrivato Barack (un nome tipicamente anglosassone), probabilmente ha detto basta casino sennò smettiamo di sganciare palate di dollari ogni volta che vi sedete a far finta di trattare la pace. E ha di nuovo chiesto ai cinesi di apprezzare lo yuan, come se quelli non gliel'avessero messo in quel posto tante di quelle volte da potersi fidare di quello che promettono. Ma se uno ti sventola sotto il naso le cambiali che gli hai firmato non hai molta scelta.

Nel frattempo qualcuno ha seccato un console del nicaragua nel bronx, come se ci servisse un indizio chiaro per capire che la faccenda dell'incontrarsi nel palazzo di vetro è solo un modo come un altro per trattare in un luogo laicamente sacro i soliti intrallazzi che sono il tran-tran delle ambasciate e dei servizi segreti. Ma ci hanno messo qualcosa che giustifichi il costo del biglietto? Sì, l'appello generico a lavorare tutti assieme in questa fase cruciale per “una nuova era”. Wow, tutti insieme, fase cruciale, nuova era, nientepopodimeno che.

E dire che il palazzo dell'Onu è un oggettino carino, tutto quel vetro, le linee pulite, bei giardini, in riva al fiume col sole che ci cala sopra. Il 4 luglio m'ero messo in fila per entrare e quando ho scoperto che ci voleva l'invito stavo per andarmene quando una ragazza, deve aver sentito che mi lamentavo da solo a mezza voce per aver perso tempo, mi ha allungato un pass. Penso lavorasse lì dentro, quella ragazza, aveva un bel sorriso e un bel profumo, stavo per aprire bocca ma lei ha alzato una mano e ha detto non c'è bisogno che mi ringrazi, sei il benvenuto, e allora io non sapevo cosa dire e mi solo limitato ad annuire. C'era tanta gente che faceva pic-nic nei prati e c'erano bambini che correvano, poi quando è venuto buio sono partiti i giochi pirotecnici e tutti per un po' avevano la felicità negli occhi. Quello vicino a me, un peruviano, che quando gli ho detto che conoscevo un tizio di Lima prima non voleva credermi, poi mi ha offerto della roba da bere e da mangiare e mi ha raccontato delle cose che non ricordo più.